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POTENZA – È il testimone chiave dell’accusa contro Restivo, quella per
l’omicidio di Elisa Claps. Eliana De Cillis è l’amica che ha aspettato
Elisa sotto casa sua a Potenza, al 69 di via Mazzini, il 12 settembre del
1993. Erano le undici e dieci di mattina. Eliana l’ha accompagnata fino a
Piazza Mario Pagano, poi le due amiche si sono separate. Elisa aveva un
appuntamento con Danilo davanti alla chiesa della Trinità, duecento metri
più avanti. Eliana l’ha lasciata andare da sola, perchè doveva telefonare
al suo fidanzato dalle cabine che all’epoca si trovavano sotto i portici
del palazzo dell’Ina, di fronte alla prefettura. L’accordo era che Elisa
l’avrebbe raggiunta entro una mezzoretta, il tempo di liberarsi di quel
ragazzo che da un po’ le faceva il filo. Eliana lo ha spiegato più e più
volte ai magistrati e gli investigatori italiani, ma è finita lo stesso nel
registro degli indagati per omicidio e falsa testimonianza. Dopo
l’archiviazione dell’accusa più grave è stata assolta, condannata, poi
salvata in Cassazione da una pena di un anno e quattro mesi di reclusione.
Ha cambiato città. Odia tornare col pensiero a quella storia. Ora che è
chiaro che è vittima anche lei di quello che è successo diciotto anni fa
nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, Michael Bowes,
l’avvocato incaricato di sostenere l’accusa per l’omicidio di Heater
Barnett, le ha chiesto di testimoniare in videoconferenza da Potenza. Ma
Eliana ha detto di no, e in Inghilterra dovranno accontentarsi delle
registrazioni dei suoi vecchi interrogatori.
Proprio così, Eliana non ci sarà. Le leggi del Regno Unito distinguono i
testimoni a seconda della loro importanza. Per esempio nel processo per
l’omicidio della sartina di Bournemouth solo alcuni sono stati chiamati a
deporre nell’aula del Tribunale di Winchester davanti alla giuria. Agli
altri è stata concessa la facoltà di rifiutare, o di collegarsi in
videoconferenza dalla questura di Potenza, come per Gildo, il fratello di
Elisa, che verrà sentito il prossimo 1 giugno.
Partiranno nei prossimi giorni per l’Inghilterra il medico legale che ha
effettuato l’autopsia sul cadavere di Elisa e alcuni dei periti incaricati
dal gip di Salerno Attilio Orio per l’incidente probatorio sui reperti
prelevati dal sottotetto della Trinità.
Il professor Francesco Introna ha ricostruito la dinamica dell’aggressione
dall’analisi dei segni rimasti impressi sul corpo della ragazza: la vittima
che dà le spalle all’assassino; lui che l’afferra con una mano e infierisce
con l’altra; lei che si dimena ferendosi le mani; lui che trascina il corpo
fino al punto dov’è rimasto nascosto per quasi diciassette anni. Le
analogie con quanto accaduto il 12 novembre del 2002 nella villetta di
Bournemouth, dove viveva Heather Barnett, sono state sottolineate dalla
procura della corona inglese, e rappresentano un punto fondamentale di
tutto l’impianto dell’accusa. «Impressionanti», le ha definite Michael
Bowes, che ha concluso l’introduzione al processo per l’omicidio della
sartina con un’affermazione molto forte rivolta alla giuria popolare: «Se
voi siete sicuri che abbia ucciso Elisa (riferito all’imputato Danilo
Restivo, ndr), allora dovreste considerarla una prova per stabilire che la
stessa persona abbia ucciso Heater Barnett». Queste sono state le sue
parole. Anche lei è stata aggredita da dietro. L’assassino l’avrebbe
colpita con un martello mentre gli dava le spalle. Lei si sarebbe ferita
alle mani nel tentativo di difendersi, e quando ha smesso di opporre
resistenza lui l’ha trascinata dentro il bagno e lì si è accanito sul suo
corpo. Due dei periti del gip di Salerno, l’antropologa forense Cristina
Cattaneo, e la paleontologa Eva Sacchi, si sono concentrati in particolare
su quello che è accaduto nel sottotetto della Trinità quando Elisa è
crollata a terra. L’assassino l’avrebbe svestita, e poi le avrebbe tagliato
delle ciocche di capelli. Una fine orrenda, peggio di quanto nessuno
potesse immaginare, ma ancora nulla in confronto al trattamento riservato
per Heather Barnett.
Solo Eliana in tutti questi anni ha dato l’impressione di aver avuto
sempre presente l’orrore che si nascondeva dietro la scomparsa della sua
amica. Una voltà raccontò persino di aver avuto paura che se al posto di
Elisa ci fosse stata lei avrebbe fatto la stessa fine. Non ha mai spiegato
quale, ma mentre lo diceva davanti ai giudici del Tribunale di Potenza,
Restivo la fissava dal banco degli imputati.
Leo Amato
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