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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di oggi

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ROMA – «Questa crisi deve essere un’occasione per superare i problemi strutturali e ridisegnare il Paese». Così il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi, nella quale, oltre a fare il punto sulla situazione sulla pandemia, ha dato inizio alla fase 3 dell’emergenza coronavirus.

«Dobbiamo fare i conti con l’emergenza economica e sociale – ha detto Conte aprendo la discussione anche su un’altra grave crisi, ossia quella economica, non meno pericolosa di quella sanitaria – ci rendiamo conto dei ritardi, ci rendiamo conto che ci stiamo confrontando con una legislazione che non era affatto pronta a erogazioni così generalizzate. Di questi ritardi ho chiesto già scusa e stiamo intervenendo per pagare più velocemente bonus e ammortizzatori sociali». Da qui l’idea di lanciare gli Stati generali dell’Economia («come suggerito dal Quotidiano del Sud» ha detto il premier) e questo «perchè abbiamo fretta e perchè vogliamo farci trovare pronti all’appuntamento con l’Europa. Secondo quanto trapela l’obiettivo è farli iniziare già lunedì della prossima settimana, nella cornice della splendida Villa Pamphili, una delle sedi del governo nel quartiere romano di Monteverde.

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«Occorre una seria riforma fiscale. Il nostro fisco è iniquo e inefficiente e su questo stiamo lavorando – ha detto ancora il premier – l’ultima riforma fiscale è di cinquanta anni fa: serve una reale progressività coniugando lotta al sommerso per restituire risorse a tutti i contribuenti. Sicuramente ci metteremo nella condizione di fare pagare tutti e tutti meno».

E Il Sud? «Sicuramente il Sud avrà una attenzione privilegiata, con il ministro Provenzano stiamo lavorando a una fiscalità di vantaggio per l’intero Meridione, che sarà destinatario di una misura ben più consistente come risorse da impiegare. Il Sud ha bisogno di tanto, se riusciamo a coniugare gli investimenti programmati e assicurare una fiscalità di vantaggio riusciremo ad attirare grandi capitali. E delle bellezze del Sud ne beneficerà per primo il Nord». (Continua dopo le prime pagine)

L’incrocio tra curva epidemiologica e algoritmi, le analisi del Comitato tecnico scientifico, i report che arrivano dalle Regioni fotografano finalmente una situazione che fa ben sperare: «I dati della curva epidemiologica ci confermano che il sistema di controllo del contagio sta funzionando. A circa un mese dal 4 maggio, i numeri sono incoraggianti – ha spiegato il premier, che ha voluto conservare la “cautela” dimostrata negli ultimi mesi ma sceglie anche di parlare «con chiarezza. Non ci sono situazioni critiche in nessuna Regione né di sovraccarico delle strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale. Questo – ha sottolineato – dimostra che la strategia adottata è quella giusta. Colgo un rinnovato entusiasmo, c’è grande attenzione per questa socialità ritrovata: giustissimo – è l’opinione del presidente del Consiglio – ci meritiamo il sorriso e l’allegria dopo settimane di sacrifici ma è bene ricordare sempre che se siamo tra i primi Paesi Ue che può permettersi di riavviare le attività è perché abbiamo accettato tutti insieme di compiere dei sacrifici. Dico solo, facciamo attenzione: le uniche misure efficaci contro il virus sono distanziamento fisico e uso, ove necessario delle mascherine. Abbandonare queste precauzioni è una grave leggerezza».

Questo vale anche per chi, il due giugno, era in piazza: «E’ giusto che ci sia la libertà di manifestare il proprio dissenso, anche la libertà di criticare il Governo, ma nel rispetto delle norme base di sicurezza – ha detto Conte sollecitato sulla manifestazione romana di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani – anche perché cosa dovremmo dire se poi da quelle manifestazioni nascesse un focolaio?».

Perché si torni alla normalità, il premier ne è consapevole, bisognerà che anche la scuola riparta: «Sicuramente a settembre si riaprirà e si tornerà alla didattica in presenza – assicura – I sindaci hanno il permesso speciale per rinnovare gli edifici scolastici e arrivare a settembre a scuola in aule più grandi».


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