Mario Turco
5 minuti per la letturadi MARIO TURCO*
Caro Direttore, ho letto con grande interesse il suo editoriale dal titolo “Lo Stato non fa lo Stato, ma il padrone e il padroncino”, pubblicato su il Quotidiano del Sud lo scorso 29 maggio. Il tema degli investimenti e del rilancio del Paese, in particolare nel Mezzogiorno, è talmente importante che mi corre l’obbligo di segnalare a Lei e ai Suoi lettori una serie di iniziative che il Governo ha già messo e metterà in campo proprio al fine di colmare quei vuoti che Lei ha evidenziato. Lo spirito di confronto costruttivo che da sempre mi anima, a maggior ragione su un terreno così delicato, mi spinge anche a far presente come buona parte dei ritardi nella realizzazione degli investimenti pubblici, che giustamente vengono stigmatizzati, sono frutto di decenni di “discutibile” gestione del mondo delle opere infrastrutturali. Se non mettiamo a fuoco il contesto di partenza, rischiamo solo di inabissarci nelle solite lamentele perdendo di vista l’obiettivo finale.
Oggi la crisi del Coronavirus ci fornisce un’occasione irripetibile, ovvero utilizzare questo momento difficile come acceleratore di processi di cambiamento. Il problema è cosa esattamente modificare! Ben prima dell’insediamento del Governo Conte la stratificazione decennale di norme e processi amministrativi farraginosi ci ha portato a dover attendere in media 2 anni e 3 mesi per opere piccolissime, sotto i 100 mila euro di valore. E ci ha portato a dover aspettare in media 15 anni e 8 mesi per quelle più grandi, oltre i 100 milioni di valore. Ma l’assurdità della situazione è che il 54,3% di questo tempo biblico è caratterizzato dai cosiddetti “tempi di attraversamento”, in cui si consumano diverse inerzie burocratiche.
Rispetto a questa dura eredità del passato, molte delle critiche avanzate dal Suo giornale hanno già trovato, in parte, una loro prima risposta. Per rispondere all’emergenza Coronavirus il Governo, con il sostegno del MoVimento 5 Stelle, ha introdotto tre importanti provvedimenti economici, Decreto Cura Italia, Liquidità e Rilancio, con uno sforzo economico senza precedenti nella storia del secondo dopoguerra, stanziando risorse per complessivi 75 miliardi, impiegandole a salvaguardia della salute pubblica, del lavoro, delle famiglie e delle imprese. Particolare attenzione, inoltre, è stato dato al “popolo degli invisibili”. Abbiamo offerto un ventaglio di risposte assolutamente ampio, che va dal rinnovo e potenziamento della Cassa integrazione alle misure di sostegno agli autonomi; dalla sospensione delle rate di mutui e finanziamenti all’accesso a contributi a fondo perduto per le imprese più piccole; dalla tutela delle imprese strategiche agli investimenti in ricerca e sviluppo; dall’utilizzo della leva fiscale per venire incontro ai settori più colpiti all’introduzione dell’innovativo superbonus al 110% per le ristrutturazioni energetiche e antisismiche degli edifici. Quest’ultimo beneficio, che potrà circolare ed esser ceduto a terzi, rappresenta un’opportunità ad altissimo potenziale per il settore delle costruzioni e non solo. Tra legge di bilancio e questi tre decreti abbiamo stanziato 7 miliardi aggiuntivi per la sanità, dopo che negli ultimi 10 anni il nostro Ssn è stato definanziato per 37 miliardi.
Questa non vuole essere una lista esaustiva degli interventi, ma si tratta di alcune misure per far comprendere che non ci siamo solo limitati a gestire l’emergenza, ma abbiamo anche introdotto misure per lo sviluppo del Paese, in modo da sostenere la ripresa economica e favorire allo stesso tempo la crescita. Certamente, in periodi come questi, le risorse non sono mai sufficienti per fronteggiare una crisi senza precedenti. Sappiamo che persistono criticità e su questo stiamo lavorando senza sosta per fornire risposte adeguate. Sarebbe a dir poco illusorio pensare che di fronte all’emergenza che stiamo vivendo si potessero offrire soluzioni soddisfacenti per tutti, peraltro in così poco tempo.
Naturalmente, il Governo è fortemente intenzionato a intervenire ulteriormente, laddove ce ne fosse bisogno, con altri stanziamenti. A tal riguardo, tra qualche settimana sarà pronto un quarto decreto legge, dedicato proprio alle semplificazioni. Un intervento che permetterà di intervenire anche sui tempi di realizzazione degli investimenti pubblici. Sarà un’occasione irrinunciabile, su cui peraltro la Presidenza del Consiglio stava già lavorando prima dell’emergenza, costituendo la struttura di missione Investitalia e producendo tre informative al CIPE, di cui due a mia firma, dove si evidenziavano criticità e possibili soluzioni per velocizzare la realizzazione delle infrastrutture pubbliche. Allo stesso tempo, abbiamo posto l’attenzione sulla centralità delle opere nel Mezzogiorno. Sul punto, nell’ultima legge di bilancio, abbiamo reso cogente il principio noto come “quota 34”, che garantirà al Sud investimenti in proporzione alla popolazione residente. Per evitare rallentamenti nella capacità di spesa intendiamo prevedere anche un certificato di sostenibilità economico-finanziaria delle imprese: oggi il 35% delle opere si impantana proprio per la crisi in cui incorrono le imprese aggiudicatarie. Come annunciato, inoltre, dal Presidente Conte, circoscriveremo il reato di abuso di ufficio per evitare la cosiddetta “paralisi della firma”, che troppo spesso impedisce ai funzionari di fluidificare le procedure amministrative. Faremo la giusta sintesi tra i necessari presidi di legalità e la necessità di accelerare la realizzazione delle opere. Introdurremo un nuovo sistema di monitoraggio degli investimenti, informatizzando e semplificando tutti i relativi dati, nonché penalizzando le amministrazioni che non aggiornano il sistema informativo.
In alcuni settori economici, poi, abbiamo posto le basi per l’intervento dello Stato, usando strumenti come Cdp o Mcc, senza voler adottare alcuna strategia di nazionalizzazione, ma semplicemente intendendo sostenere le imprese strategiche nell’affrontare questo momento difficile e favorendo così la transizione verso modelli produttivi più sostenibili. D’altronde, Francia e Germania usano già le loro banche e istituzioni pubbliche, come Cdc, Bpi e Kfw, per sostenere la loro economica, senza che nessuno gridi allo scandalo. Dobbiamo, quindi, archiviare l’accezione negativa dell’intervento statale nell’economia.
In tutto questo, abbiamo ben presente l’obiettivo di rendere il Mezzogiorno la base logistica del Mediterraneo. E’ un nostro obiettivo, esattamente come quello che punta a rivitalizzare la domanda interna italiana, soprattutto quella del Sud Italia. Questi interventi ci faranno arrivare ancor più pronti nel momento in cui saremo chiamati a gestire le risorse del Recovery fund, così fortemente voluto e poi ottenuto dal premier Conte e da tutto il MoVimento 5 Stelle.
Sono un uomo del Sud e porto dentro tutta la sofferenza patita dal Meridione. Ma porto dentro anche l’entusiasmo, la determinazione e la convinzione che questa volta la crisi possa essere un acceleratore di cambiamento davvero in grado di mettere tutta l’Italia sulla strada di uno sviluppo virtuoso.
*Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
con delega agli investimenti e alla programmazione economica
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