Sergio Mattarella
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Il presidente Sergio Mattarella prende posizione, con una nota ufficiale del Quirinale, sulla vicenda dei Pm contro Salvini dichiarando che le frasi registrate sono “inaccettabili” ed è sconcertato per la “degenerazione del sistema correntizio e l’inammissibile commistione fra politici e magistrati”. Per cui “il rispetto e la credibilità sono incrinati”.
Ma ribadisce anche che “nell’ambito dei compiti e secondo le regole previste dalla Costituzione e dalla legge non può sciogliere il Consiglio superiore della magistratura in base a una propria valutazione discrezionale”.
LA RIFORMA
In merito alla riforma del Csm, che dovrebbe andare in Consiglio dei ministri nella prossima settimana, è perentorio. Non vuole essere tirato per la giacca: “Se i partiti politici ed i gruppi parlamentari sono favorevoli a un Csm formato in base a criteri nuovi e diversi, è necessario che approvino in Parlamento una legge che lo preveda”, Perché tale compito “non è affidato dalla Costituzione al presidente della Repubblica ma al governo e al Parlamento”.
SQUADRA COMPATTA
La squadra di governo è unita e compatta. Con un comunicato ufficiale, Palazzo Chigi smentisce ricostruzioni al veleno su frizioni all’interno della compagine giallorossa. O di rimpasti prossimi venturi che possono mutare il quadro politico. Come pure di ministri che potrebbero finire nel mirino per probabili sostituzioni, come il titolare dell’Economia, Roberto Gualtieri, sul quale si addensano, da parecchie settimane, nubi di tempesta.
“La squadra di governo è unita e compatta – recita la nota del palazzo dell’esecutivo – C’è la massima condivisione sull’azione di contrasto dell’emergenza sanitaria e sugli obiettivi legati al Recovery Fund in vista del negoziato in seno al Consiglio europeo, tra cui digitalizzazione, investimenti, semplificazione amministrativa, riforma fiscale”.
Il premier Conte dopo aver assicurato che l’Italia utilizzerà i fondi europei in modo virtuoso, dunque spenderà in maniera oculata le risorse che arriveranno dall’Europa, non si spaventerà neppure se ci sarà un monitoraggio attento e accurato da parte di Bruxelles sull’utilizzo dei 172 miliardi di cui 82 in sussidi destinati a Roma. Il presidente del Consiglio ha annunciato ieri pomeriggio, nel corso dell’incontro con i sindaci delle città metropolitane, che al Parlamento venga chiesto un nuovo scostamento di bilancio per affrontare l’emergenza delle casse dello Stato. Per ora è una richiesta legata alla possibilità che i comuni possano andare in default. Ma Giuseppe Conte farà di tutto perché i Comuni non falliscano. “Non permetterò – ha detto – che i Comuni vadano in dissesto”. Ha anche spiegato che i nuovi fondi chiesti – circa 3 miliardi – non andranno nel decreto Rilancio, ma c’è l’impegno a stanziarli con un nuovo provvedimento che, se necessario, potrebbe essere finanziato con una nuova richiesta di deficit.
Hanno fatto sensazione a Bruxelles, ma pure a Roma, le parole del vice-presidente della Commissione Ue, il falco Valdis Dombronvskis che ha parlato di risorse disponibili “dopo il raggiungimento di obiettivi”. Come dire, che prima il paziente muore, poi viene curato. Salvini è insorto. “Ecco dove sta la fregatura! Prima fate le riforme che decidiamo noi a Bruxelles, solo dopo vi daremo (forse) i soldi”. Se tutto filerà liscio, i piani nazionali per accedere ai fondi, potranno essere presentati dai governi già a ottobre.
IL PACCHETTO CONTE
Il premier Conte è sempre più impegnato al pacchetto di riforme. Il progetto è stato reso noto attraverso alcuni quotidiani, ma l’obiettivo è di rendere l’Italia più efficiente: Giustizia, limitazione dell’abuso d’ufficio, sburocratizzazione, riforma fiscale e digitale. Anche Matteo Salvini ha presentato il suo “programma”, ovvero il ddl di riforma fiscale, noto come “Flat tax”. Prevede una maggior spesa iniziale, poi ci sarebbero più entrate e consumi. In ogni caso ci sarebbe meno evasione fiscale. Ma ecco l’esposizione: “Con 13 miliardi si aiuterebbero, semplificando la vita e riducendo l’imposizione fiscale, 10 milioni di famiglie. A meno che qualcuno voglia usare quei soldi in Redditi di cittadinanza o assistenza. Sono due visioni di vita diverse”. Ed ha aggiunto: “La maggior spesa iniziale si trasformerebbe poi in maggior introito per lo Stato. Più consumi e meno evasione”.
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