L'aula del Consiglio regionale
3 minuti per la letturaCOSENZA – Chi dice che i nostri consiglieri regionali non sono efficienti evidentemente non ha assistito al consiglio di ieri. I nostri hanno infatti approvato una modifica ad una legge regionale in tempi davvero record: poco più di un minuto.
Ma di che legge si tratta? Ovviamente di una di esclusivo interesse degli stessi consiglieri, al punto che l’ordine del giorno reca la firma di tutti i capigruppo da Minasi a Callipo, da Aieta a Bevacqua fino ai due Pitaro. E sempre all’unanimità è stata approvata a tempi record e senza un minimo di dibattito.
Relatore del provvedimento era infatti il capogruppo dell’Udc, Giuseppe Graziano. Questi si è alzato e ha detto semplicemente «il provvedimento si illustra da sé». «Si illustra da sé?» – ha chiesto un po’ basito Mimmo Tallini, presidente del consiglio. «Si illustra da sé», ha ribattuto Graziano e si è proceduto alla votazione dall’esito unanime. Tempo impiegato, un minuto e 30 secondi all’incirca. Con buona pace dell’ex consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea che aveva battagliato mesi per varare la legge modificata in consiglio ed era dovuto andare persino sulle reti nazionali, per ben due volte, per difendere il provvedimento e spiegare che non si trattava della reintroduzione dei vecchi vitalizi.
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La norma voleva piuttosto supplire ad una carenza normativa che si era creata nella legislazione precedente quando i consiglieri avevano fatto un’altra furbata: abolire i vitalizi, ma a partire dalla legislatura successiva mica da loro. Questo però aveva creato un problema per i futuri consiglieri che si trovavano senza vitalizio e rischiavano di avere un buco contributivo di 5 anni. La legge approvata durante la gestione Oliverio prevedeva allora la possibilità per i consiglieri regionali di versare dei contributi che andassero a costituire il monte pensionistico, più o meno seguendo gli stessi criteri dei dirigenti statali. All’età pensionabile, quindi, gli ex consiglieri avrebbero avuto questa indennità contributiva.
Ieri la legge è stata modificata. Il nuovo testo prevede che a questo meccanismo di contribuzione possono accedere anche quei consiglieri che non termino la legislatura. Se un consigliere decade o si dimette prima della fine della legislatura può continuare a versare tranquillamente i contributi ed avrà la sua indennità all’età pensionabile. Anche se è stato consigliere per un giorno, anche se la sua elezione viene invalidata.
C’è un’altra chicca nel testo approvato, però. La legge originaria aboliva l’indennità di fine mandato e prevedeva che questa potesse essere riscossa dagli ex consiglieri solo se veniva poi versata come contributi. Questo limite è stato rimosso. Per cui anche chi non dovesse scegliere di optare per il sistema contributivo del consiglio può reclamare la sua indennità di fine mandato e mettersela in tasca.
Circostanze, queste, che avrebbero richiesto un dibattito che non c’è stato. I consiglieri dicono che la modifica non comporta aggravi di spesa. Noi qualche dubbio lo nutriamo visto che anzichè 30 indennità contributive, ne potrebbe sborsare molte di più. C’è anche chi ironizza su quanto è costata ai calabresi la seduta di ieri fra la nuova commissione che sta per essere varata e che costerà 500mila euro in 5 anni e questa piccola riforma dai costi al momento non calcolabili.
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