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POTENZA – Tutto si è svolto nella massima discrezione. Don Guy Noel è stato interrogato a Salerno dai pm che si stanno occupando del caso Claps. Al centro il mistero che ancora avvolge la scoperta del cadavere di Elisa, e il periodo di “interregno” all’ombra della chiesa della Santissima Trinità dopo la morte del sacerdote che per quasi cinquant’anni aveva amministrato i sacramenti nel tempio di via Pretoria, Don Mimì Sabia.
Nei mesi scorsi la famiglia Claps ha denunciato più volte che il ritrovamento «ufficiale» sarebbe stato in realtà «una messinscena», e la data in cui la curia potentina ha appreso il segreto sulla scomparsa della ragazza andrebbe fatta risalire fino a maggio del 2008.
Maggio, perchè è il periodo di fioritura degli aceri della Villa del prefetto, e sul corpo della ragazza il medico legale ha trovato dei semi della stessa pianta, che in gergo tecnico si chiamano “samare” e hanno una superficie alare che permette al vento di sollevarli e portarli anche a centinaia di metri dalla pianta madre. 2008, perchè un testimone avrebbe raccontato di uno strano via vai di persone attorno alla chiesa, panche e arredamenti religiosi portati via.
In quel periodo vennero denunciati anche dei furti, e le cronache ricordano una donna che a giugno venne presa a due passi da lì con un dipinto di Sant’Antonio da Padova sotto il braccio. Era entrata come se nulla fosse, e lo aveva staccato dalle pareti. Forse credeva che la chiesa fosse incustodita dopo la morte di Don Mimì. Invece Guy Noel Okamba diede l’allarme e non fece molta strada.
Il giovane sacerdote congolese aveva preso il posto di Don Mimì dal mese di febbraio e fino a luglio avrebbe continuato ad officiare i sacramenti. Poi sarebbe stato sostituito a sua volta da Don Ambroise Atakpa, e avrebbe preso “servizio” come viceparroco di un’altra prestigiosa chiesa di Potenza, quella di San Rocco, da settembre del 2008. Più avanti sarebbe ritornato come viceparroco della Trinità, fino a quando l’Amministratore Apostolico della sua diocesi di origine, Monsignor Louis Portella Mbuyu, non lo ha richiamato tra la sua gente a ottobre del 2009. A questo punto al suo posto sarebbe arrivato Don Vagno Oliveira e Silva, finito al centro della bufera dopo aver ammesso di aver scoperto il corpo a gennaio del 2010, assieme a due donne che facevano le pulizie nella Trinità, ma di essersi dimenticato di avvisare il vescovo e soprattutto le autorità.
Ieri inoltre, sempre a Salerno nei locali della procura, si è svolto un vertice tra il pool di magistrati inglesi che indagano sull’omicidio della sarta Heather Barnett, e i pm italiani che invece si occupano del caso dell’omicidio di Elisa Claps. Al centro del vertice atti e accuse relative a Danilo Restivo, unico indagato per la morte di Elisa Claps, e in carcere da quasi un anno in Gran Bretagna, per l’omicidio della Barnett.
I magistrati inglesi stanno valutando gli atti dell’incidente probatorio sul caso Claps che si è svolto nei giorni scorsi in procura a Salerno. Tre udienze, nel corso delle quali, si sono confrontati sette periti. Di particolare interesse le relazioni botaniche, merceologiche, e genetiche che hanno dimostrato la presenza del Dna di Restivo sul corpo di Elisa. Dna, che secondo quanto reso noto proprio in occasione dell’ultima udienza dell’incidente probatorio, martedì scorso, è stato trovato in due punti della maglia di Elisa: in un caso si tratta di presenza di saliva di Restivo frammista a sangue di Elisa, in un altro si tratta di una macchia di sangue di Elisa e Restivo assieme.
Al vertice di ieri hanno preso parte tre magistrati inglesi, i pm italiani Rosa Volpe e Luigi D’Alessio, alla presenza del gip Attilio Franco Orio.
Leo Amato
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