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«Il sistema rifiuti della Calabria è miseramente fallito». È quanto afferma Graziano Melandri, Commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria, in una lunga dichiarazione. «Dal giorno del mio insediamento quale Commissario all’emergenza rifiuti – sostiene Melandri – ho registrato un innalzamento dei toni e delle espressioni di critica nei confronti dell’operato di questo ufficio soprattutto da parte di alcuni amministratori locali. Mi rendo conto del particolare momento storico che stanno vivendo molte municipalità, con l’approssimarsi della scadenza elettorale. Sono altresì conscio del valore simbolico che assume, in questa delicata fase, il sacchetto della spazzatura abbandonato per strada, spesso sventolato come una clava contro l’avversario politico. Non sentendomi in alcun modo coinvolto nell’agone politico, vorrei tentare di fornire una lettura asettica della grave situazione di disagio che stanno vivendo i cittadini di tutta la regione». «Diciamo innanzitutto – prosegue – che il sistema rifiuti della Calabria è miseramente fallito. Raccogliamo oggi i frutti, anzi i cocci, di una strategia politica nata male e attuata peggio. L’errore in partenza è stato fondamentalmente quello di non aver pensato a soluzioni emergenziali immediate, da attuare a breve termine, ma di aver concepito un percorso virtuoso, particolarmente complesso ed oltremodo oneroso che, a distanza di un decennio, ancora tarda a completarsi e ha determinato l’attuale stato di crisi. Se sussiste certamente una responsabilità esclusiva in capo a chi ha concepito tale sistema, non altrettanto può dirsi per quanto concerne la realizzazione stessa del progetto. A questo punto sono costretto a chiamare in causa gli stessi amministratori che oggi minacciano azioni eclatanti di protesta o si ergono a paladini della difesa della salute dei propri concittadini». «Affinchè i cittadini abbiano una visione chiara della situazione e possano, così, individuare dove e su chi ricadano le responsabilità di questo fallimento annunciato – sottolinea il Commissario – è necessario fissare alcuni passaggi: primo, l’attuale sistema è assolutamente sbilanciato e grava soprattutto sulle province di Reggio Calabria, Catanzaro, in parte Crotone (dotata di impianti e non di discariche) e in minima parte Cosenza (solo la Sibaritide è autosufficiente). L’intera provincia di Vibo Valentia e gran parte di quella di Cosenza producono immondizia e la smaltiscono in altre province. Ciò ha determinato il collasso degli impianti attualmente esistenti, incapaci di assorbire un gravame superiore a quello per il quale erano stati concepiti. Secondo: gli impianti di Rossano (Cosenza) e Alli (Catanzaro) sono gli unici ad essere dotati di discarica di servizio e, peraltro, quella di Rossano è sottoposta a sequestro da parte dell’Autorità giudiziaria; se si considera che un impianto produce il 70% di scarti di lavorazione e che questi sono destinati a finire in discarica, ci si chiede dove vanno gli scarti degli impianti di Sambatello (Reggio), Siderno (Reggio), Gioia Tauro (Reggio), Lamezia (Catanzaro), Crotone e Rossano (Cosenza)? Risposta, vanno tutti in due sole discariche, Alli e Pianopoli, entrambe nella provincia di Catanzaro, che sopportano, peraltro in maniera insufficiente, l’intero sistema. Tutto ciò è stato determinato esclusivamente per volontà politica, cioè per colpa di amministratori che, cavalcando improprie campagne ecologistiche, hanno impedito di fatto lo smaltimento dei rifiuti che i propri cittadini giornalmente producono. Chi oggi sventola il sacchetto buttato per strada come il fallimento di un sistema, dovrà prima chiedersi chi ha provocato questo fallimento». «Un’ultima considerazione – conclude Melandri – che vuole essere soprattutto un umile consiglio rivolto agli amministratori locali: in questi momenti di particolare eccitazione mediatica può capitare di sottoscrivere atti o documenti che impegnano al di là delle proprie attribuzioni. Legalità vuol dire anche rispetto delle reciproche competenze. Questa è l’unica ragione vera per cui non potrò mai autorizzare l’uso di una discarica formalmente e sostanzialmente chiusa».

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