Un cantiere edile
2 minuti per la letturaOperai stranieri reclutati al nero come manovali nei cantieri edili, costretti a lavorare su turni di 12 ore per cinque euro l’ora, senza ferie né giorno di riposo, a volte senza neppure una pausa pranzo.
Sono decine, stando alle indagini, le vittime del sistema di caporalato finito al centro di un’inchiesta della procura di Prato, che oggi ha portato all’esecuzione di dieci misure di custodia cautelare in carcere. Un’undicesimo indagato, destinataria a sua volta del provvedimento di arresto, è latitante.
Tra le persone finite in manette anche i presunti vertici dell’organizzazione: un imprenditore calabrese, Vincenzo Marchio, titolare della Eurocostruzioni75 srl, e i due fratelli Said e Sabri Mohamed, egiziani, titolari della Novaedil srl.
L’arresto è scattato anche per i presunti caporali che reclutavano e sorvegliavano gli operai, percependo una percentuale per ogni ora lavorata dagli uomini che portavano al cantiere. I reati contestati sono, a vario titolo, di associazione per delinquere, intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, impiego di lavoratori non in regola con le norme in materia di immigrazione e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità.
Le indagini, condotte dai poliziotti della squadra mobile di Firenze in collaborazione coi colleghi di Prato e Pistoia, sono partite dalla denuncia di una delle presunte vittime. Si tratta di un operaio che due anni fa, non essendo stato pagato si era rivolto alla Cgil che ha poi informato le autorità.
La manodopera veniva scelta tra i soggetti più fragili e per questo più ricattabili. Gli stranieri senza permesso di soggiorno venivano impiegati “al nero”, chi era regolare a volte otteneva un contratto ma per un numero di ore molto più basso rispetto a quelle effettivamente lavorate. Venivano pagati con ricariche su carte postepay. Il lavoro si sarebbe svolto in condizioni di totale sfruttamento, e senza il rispetto delle condizioni minime di sicurezza: anche nei cantieri classificati ad alto rischio, agli operai non veniva fornito alcun dispositivo di protezione. Ai lavoratori era fornito alloggio in un appartamento di Quarrata (Pistoia), al costo di 200 euro al mese, detratto dallo stipendio.
Le aziende edili coinvolte lavoravano anche per cantieri di prestigiose griffe della moda, totalmente estranee ai fatti. Uno degli operai, sentito dalla polizia, ha raccontato di aver lavorato nell’estate 2018 in un cantiere dei negozi Giorgio Armani in via Tornabuoni a Firenze e in tre cantieri degli stabilimenti Gucci a Scandicci (Firenze) senza esser mai stato retribuito, tranne un acconto. Gli operai, ha riferito alla polizia, erano trattati come «schiavi e zerbini», con turni di lavoro interminabili.
«Gli operai devono stare zitti – afferma uno degli arrestati in una conversazione intercettata – rimangono fino alle sette, le otto le dieci e fino a che il lavoro va fatto».
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