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Si è riunita nella sala dell’amministrazione provinciale di Catanzaro, alla presenza della Usb nazionale e regionale, l’assemblea dei lavoratori ex Lsu-Lpu della Regione Calabria, cha ha analizzato la situazione alla luce della sentenza della Corte Costituzionale del 1* aprile scorso che ha dichiarato illegittimo il passaggio da part-time a full-time dei lavoratori ex Lpu/Lsu e la possibilità di progressione di carriera.
«E’ stato ribadito che estremamente grave è stato l’atteggiamento passivo della Regione Calabria, la quale, dopo aver dato mandato all’Avvocatura regionale di preparare le controdeduzioni, non ha assolutamente vigilato che ciò venisse fatto, abbandonando in tal modo gli stessi lavoratori al loro destino e ignorando le continue sollecitazioni fatte da Usb all’assessore al Personale Domenico Tallini. È stato altresì evidenziato – si legge – come grazie a commenti devianti resi anche a livello istituzionale, il messaggio che è passato attraverso i mass media è stato quello che gli Lpu/Lsu siano stati stabilizzati in maniera illegittima, cosa che non solo non è vera, visto che sono stati stabilizzati addirittura 3 anni fa, ma non si è mai evidenziato che questi 350 lavoratori, laureati e diplomati, con professionalità e specializzazioni che potrebbero essere una grande risorsa per la regione, al momento della stabilizzazione sono stati tutti retrocessi dalle aree C e D, a quella iniziale di B1. Negativo – è scritto nel documento – è stato anche l’atteggiamento dilatorio assunto dalla Giunta che ha dato mandato al Dirigente Generale di convocare un tavolo tecnico dando un termine di ben 120 giorni per ricercare le soluzioni idonee. La Usb ha evidenziato, infine, come, da informazioni ricevute direttamente dalla Funzione Pubblica di Roma, la soluzione potrebbe essere, invece, facilmente adottata attraverso una delibera di Giunta che ristabilisca le 36 ore».
L’assemblea dei lavoratori ha proclamato lo stato di agitazione del personale e ha dato mandato all’organizzazione sindacale Usb, di promuovere un incontro con i capigruppo consiliari e con la giunta regionale. «Nel frattempo – è scritto – la mobilitazione proseguirà con la decisione che sarà assunta nei prossimi giorni, di limitare la propria attività lavorativa al rispetto puntuale delle mansioni per le quali si è stati assunti e per le quali si è retribuiti, astenendosi, pertanto, dallo svolgimento di mansioni superiori che, invece, quotidianamente il personale svolge, senza alcun riconoscimento. L’assemblea valuterà nei prossimi giorni – si legge in conclusione – lo stato della situazione e i lavoratori metteranno in campo altre e più radicali forme di lotta, se l’obiettivo del ripristino delle 36 ore e dell’apertura alle progressioni di carriera non verrà raggiunto».
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