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Tamponi per il coronavirus al momento dell'analisi

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Un’altra testimonianza che indica come il meccanismo dei tamponi, per chi è rientrato nelle scorse settimane in Calabria, non abbia funzionato alla perfezione. Tutt’altro. Con il solito refrain legato all’esito, che chi rientra, dopo l’ulteriore sacrificio della quarantena, pretenderebbe di conoscere. E lo stesso discorso vale per questa coppia lametina. «Siamo rientrati insieme a mia moglie giorno 7 maggio dopo averlo previamente comunicato 48 ore prima della partenza alla Regione Calabria. Ci siamo entrambi sottoposti volontariamente al tampone presso la postazione mobile del 118 nell’area di servizio prima dell’uscita di Lamezia Terme. Sia durante il tragitto autostradale sia all’uscita dell’autostrada fino al nostro domicilio, non solo non siamo stati fermati per essere sottoposti a controllo ma non abbiamo visto alcuna pattuglia che eseguisse controlli. Se non ci fossimo registrati sul portale della Regione Calabria nessuno avrebbe saputo del nostro arrivo e avremmo potuto circolare liberamente nel territorio regionale. Tutto è affidato al senso di responsabilità di ciascuno di noi, che per fortuna è, in quasi tutti, molto elevato. Comunque, giunti al nostro domicilio, abbiamo preso contatti con medico curante e con il Dipartimento prevenzione dell’Asp di appartenenza. Nell’occasione apprendevano che, anche in caso di esito negativo del tampone – diversamente da quanto riportato sul sito della regione Calabria e dalle informazioni fornite dal numero emergenza Covid19 della regione Calabria – la quarantena sarebbe comunque proseguita per 14 giorni. Va bene così, se ciò serve a tutelare la salute delle persone».

«A quel punto – prosegue la testimonianza – comincia la nostra odissea per sapere l’esito dei nostri tamponi, perché credo che chiunque venga sottoposto ad indagine sanitaria ha diritto di conoscerne l’esito. Il Dipartimento prevenzione di appartenenza ci informava che gli esiti dei tamponi non gli venivano comunicati, il 118 ci invitava a contattare il laboratorio di virologia e microbiologia dell’ospedale pugliese; il suddetto laboratorio contattato sia ai numeri diretti sia tramite centralino, non risponde mai a nessun numero (deve desumersi che anche gli amministrativi non possono rispondere); l’unità operativa di igiene e sanità pubblica non risponde».

«Mi chiedo – conclude – quando nell’ordinanza del presidente della Regione vi è scritto che l’Asp prende in carico i soggetti che rientrano nella propria residenza, cosa significa? Nessuno ci ha mai contattato nei 14 giorni di quarantena, nessuno ci ha mai fatto sapere l’esito del tampone, nessuno di competenza ci ha mai risposto al telefono (a parte le gentili centraliniste), le risposte via mail sono state evanescenti e dal contenuto a “scaricabarile”. Come cittadino calabrese che, per senso di responsabilità, non ha partecipato all’esodo dell’8 marzo ed è rimasto fuori regione, a proprie spese, per farvi rientro 2 mesi dopo, rispettando le regole, meritavo forse un po’ di considerazione in più del resto per 14 giorni e anche oggi non chiedo altro di sapere se il mio tampone è stato processato (in questi 14 giorni sui media è uscita ogni ipotesi) e il suo esito».

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