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ROMA – Il Dna di Danilo Restivo era sulla maglia di Elisa. E sembra quasi di sentire la formula che generalmente tiene in piedi la soglia fra colpevolezza e innocenza giuridica, nelle parole usate dal Ris: quel dna è di Danilo Restivo, «oltre ogni ragionevole dubbio».
La formula mette solennemente la parola fine all’impresa cui sono stati chiamati sette periti, attesi a Salerno per l’incidente probatorio a partire da lunedì 18 aprile. Potrebbe esserci anche Danilo Restivo, in videoconferenza dall’Inghilterra, dove lo aspetta la prima udienza il 4 maggio per il processo sul caso Barnett. La «prova regina», secondo l’accusa, che il potentino detenuto in Inghilterra per l’omicidio della sarta Heather Burnett, sarebbe l’assassino di Elisa, è contenuta nella perizia del Ris di Parma, il comandante Giampietro Lago, e del Ris di Roma, il maggiore Andrea Berti, depositata alla Procura di Salerno lunedì scorso.
Un documento decisivo per le indagini: oltre 1000 pagine, con i grafici sui dna e le foto – macabre e sconcertanti – dei reperti. L’impresa dei periti è dunque finita.
«Il dato di compatibilità – si legge dunque nella perizia – indica Danilo Restivo quale ulteriore contributore del materiale biologico rilevato, in mistura con materiale biologico di Elisa Claps, in particolare su 3 punti del maglione acquisito sulla “scena criminis” è da ritenere valida aldilà di ogni ragionevole dubbio».
Trapela, da ambienti giudiziari, la spiegazione: la macchia di sangue, sangue appartenente ad Elisa, sulla maglietta, sarebbe frammista a materiale biologico di Restivo: probabilmente saliva. Mentre la accoltellava, l’assassino sbavava, è la ricostruzione dei fatti immaginata dall’accusa. E proprio questa «commistione» delle tracce genetiche verrebbe letta come la prova di una contemporaneità della «emissione» del materiale biologico.
Nelle mille pagine compaiono gli oggetti presi a Restivo nella sua casa nel Dorset, per comparare col suo i diversi dna trovati nel sottotetto: il bicchiere, la tazza, lo spazzolino da denti bianco e celeste, un boxer, due sandali (destro e sinistro), due federe di cuscino bianche e una vestaglia color vinaccia. Tutti analizzati dal Ris, che poi ha ottenuto anche la traccia del Dna del database degli inquirenti inglesi, recentemente. Scorrono nella perizia, poi, tutti gli oggetti e tutti i reperti analizzati dai superperiti. La maglia bianca di Elisa, le formazioni pilifere, risultate però della vittima, una “porzione di femore”. Prelievi sono stati effettuati sul reggiseno di Elisa, dalla coppa destra e da quella sinistra, dalle spalline che facevano parte del top che indossava la ragazza il giorno in cui fu uccisa. Il Ris ha analizzato anche i reperti consegnati dal perito Eva Sacchi, «frammenti di tegole portoghesi trovati a contatto e in prossimità del corpo».
Ci sono le foto, scabrose e dolorose, di quei reperti. E numerosi grafici sul Dna. La perizia smentisce il lavoro di Vincenzo Pascali, medico legale già bocciato dalla Procura di Salerno, che in una prima perizia escludeva la presenza del Dna di Restivo sul luogo del delitto e sul corpo della ragazza. Ci sarà anche lui a Salerno, nei prossimi giorni. Lunedì 18, con la prima udienza dell’incidente probatorio, sono attesi Cristina Cattaneo e Giorgio Portera; il 20 sono attesi Alessandro Travaglini e Eva Sacchi; il 26 Vincenzo Pascali, Giampietro Lago e Andrea Berti.

Rosanna Pugliese
Ansa

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