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di G. GUARINO
CHI, purtroppo, viene ricoverato all’ospedale regionale San Carlo di Potenza ed ha una capacità di valutazione equilibrata ed equa, non può non riscontrare alcune gravi pecche, che certamente costano al paziente. A cominciare dalla struttura mastodontica dove i corridoi, quasi più larghi delle stanze, si sviluppano come in un labirinto, mentre le corsie sono intasate da 5 posti letto e un solo bagno. Insomma, vi è assenza totale di razionalità, che fa del San Carlo tutto fuorché un ospedale. Forse non tutti sanno che il professore è come il prete, il quale, anche spogliato, resta sempre sacerdote; ed io sono stato professore, che ha avuto sempre la curiosità di scoprire, negli altri e nell’insieme, pregi e difetti. Ricoverato nel reparto Medicina Generale, ho piacevolmente constatato l’alto livello di professionalità dei medici e degli infermieri, ed il loro avvicinamento al malato, denso di rispetto e di umanità. Ma ho anche dovuto constatare come la miseria si sia sviluppata in Basilicata. Povera gente che, con i propri familiari, accetta dignitosamente l’amarezza di un ricovero coatto, data la chiusura ed il ridimensionamento degli ospedali periferici. Vi sono giovani ed anziani, venuti da lontano, che restano privi di un sorriso familiare, essenziale terapia di sollievo, perché, probabilmente, i congiunti non possono permettersi il lusso di un biglietto d’autobus, dovendo sopperire, con il loro misero bilancio, a primarie necessità. Ed è commovente osservare come alcune vecchiette non abbandonano i figli e i padri malati, rannicchiandosi di notte in notte su una sedia, per mancanza di sdraio, al fine di tentare un po’ di riposo. E qui vale la pena sottolineare come le leggi di programmazione sanitaria portano un flusso di benessere solo al Nord, ove i servizi sono in sovrabbondanza, e non al Sud, ove non vi è nemmanco la possibilità di colmare i fossi che bucherellano le strade. Chissà cosa fanno i parlamentari meridionali! Alzano solo la mano per confermare il loro consenso? Insomma, quando si comprenderà che la salute è gerarchicamente la prima di tutte le attività sociali e che bisognerebbe eliminare inutili e costosi corsi di formazione professionale, e analizzare, tramite appunto il campo sanitario, quanto si sia sviluppata la miseria nella nostra regione? A spese di un sempre maggior miglioramento del Settentrione che apre un divario sempre più acuto con il Mezzogiorno. Quando mi è stato comunicato che mi avrebbero dimesso, non per una norma di dovere, ma per un sentimento vivo e sentito, ho voluto presentare le mie congratulazioni alla dottoressa Marisa Lichelli. Non so come queste siano state interpretate, ma credo che l’articolo presente possa essere chiarificatore. L’ordinario del reparto è il dottore Nello Bucciante, un galantuomo, come si dice, di vecchio stampo, a cui, nel congedarmi, vorrei dedicare un mio particolare grazie!

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