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Ancora nuovi particolari emergono dagli interrogatori avviati a seguito dell’operazione Orchi, che martedì scorso ha portato all’arresto di tredici cosentini, accusati di aver approfittato sessualmente, dal 2003 allo scorso dicembre, di Antonio (il nome è di fantasia), 26 anni, giovane affetto da un lieve deficit mentale, che, a detta dell’accusa, avrebbe agevolato l’azione degli attuali indagati. Di mezzo ci sarebbe dunque anche la pratica del rapporto contemporaneo tra più uomini.
Se ne è parlato ieri, dinanzi al gip Lucia Angela Marletta e al pm Antonio Bruno Tridico, nel corso della seconda e ultima tornata degli interrogatori dei tredici indiziati. Antonio, cioè, un giorno avrebbe incontrato al centro commerciale “I due Fiumi” tre degli attuali indagati. Quindi sarebbe stato portato in una casa abbandonata vicino all’Aci, dove i quattro avrebbero avuto rapporti contemporaneamente uno con l’altro. A questo incontro ha ammesso di aver partecipato Cosimo Pastorello, e per questo accusato di violenza sessuale di gruppo, il quale ieri ha però precisato di essersi intrattenuto con una persona diversa da Antonio. Al termine dell’interrogatorio il suo avvocato difensore, Angelo Nicotera, ha chiesto la modifica della misura di custodia cautelare. Si è invece avvalso della facoltà di non rispondere Antonio Santoro, difeso dall’avvocato Pasquale Vaccaro, e ancora Vincenzo Gagliano, difeso dall’avvocato Matteo Cristiani, e Giuseppe Santoro. A quest’ultimo durante l’operazione furono sequestrate ben 523 paia di mutande. Pare gli piacesse collezionarle, sia nuove che usate.
Ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali con Antonio l’indagato Ferdinando Mele, difeso dall’avvocato Luigi Bonofiglio. Ha però inteso precisare che era Antonio che lo cercava e che i rapporti erano consenzienti, e quindi mai estorti con violenza, minacce o, nei migliori dei casi, con regali in denaro. Anche Massimo Lo Monaco e Giuseppe Pugliese, difesi dall’avvocato Amalia Falcone, hanno ammesso di aver avuto rapporti sessuali con Antonio. Entrambi hanno detto che il giovane era consenziente.
Pugliese ha detto che era Antonio a cercarlo e che una volta lo inseguì pure per strada. Non ha risposto alle domande del gip, ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee Antonio Donvito, difeso dall’avvocato Giuseppe Lanzino. Anche lui ha sostanzialmente ammesso di aver avuto rapporti con Antonio, ma che da parte sua non c’è stata alcuna costrizione. Insomma, anche qui, avremmo a che fare con un rapporto consenziente. Gli interrogatori sono così terminati. Il gip tra oggi e lunedì deciderà, sentito il parere del pm, se revocare, per come chiesto da tutti gli avvocati difensori, le ordinanze di custodia cautelare o concedere agli indagati misure meno restrittive. Nel frattempo è stato tolto il regime di isolamento, coi tredici indiziati (reclusi nelle carcere di Cosenza, Paola, Vibo e Castrovillari) che potranno ora colloquiare coi loro familiari e i loro difensori.
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