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E’ stato condannato a 28 ani di reclusione Carmine Scarpino, 39 anni, di Sersale (Catanzaro), collaboratore di giustizia imputato per i due omicidi di Giuseppe Angotti e Domenico Colosimo, avvenuti oltre dieci anni fa nel Catanzarese. La sentenza è stata emessa oggi dalla Corte d’assise di Catanzaro che ha riconosciuto Scarpino colpevole di quasi tutti i capi d’accusa lui contestati, tranne quello relativo all’occultamento di cadavere per cui è intervenuta la prescrizione, ed ha ritenuto le attenuanti delle generiche equivalenti alla contestata aggravante, oltre a riconoscere all’imputato l’attenuante speciale della collaborazione.
I giudici – presidente Giuseppe Neri – hanno inflitto a Scarpino le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per la durata della pena, condannandolo inoltre a risarcire alle parti civili (erano rappresentati dall’avvocato Luigi Falcone i familiari di Colosimo, e dall’avvocato Mario Nigro i familiari di Angotti) i danni più le spese di giudizio. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Bruno Napoli, attenderà ora le motivazioni della sentenza, che i giudici depositeranno entro 90 giorni, per poi eventualmente proporre appello. Scarpino era chiamato a rispondere di un primo omicidio, quello di Domenico Colosimo, e dell’occultamento del cadavere dell’uomo, oltre che di detenzione e porto illegale della pistola con cui questi venne ucciso. Il corpo della vittima tutt’ora non è stato trovato, ma gli inquirenti fanno risalire la sua morte al 23 giugno del 1997, quando scomparve, a Zagarise (Catanzaro).
E’ stato lo stesso imputato, molti anni dopo, a dichiarare che Colosimo sarebbe stato ucciso a colpi d’arma da fuoco, e poi sotterrato in una buca che egli fu costretto a scavare con le sue stesse mani. Scarpino è imputato inoltre della morte di Giuseppe Angotti, 44 anni, piccolo allevatore di bestiame, massacrato il 13 agosto del 2008 nella frazione turistica di Trepidò, a Cotronei (Crotone), a colpi di fucile e pistola, da un commando a bordo di una Fiat Uno bianca. Dei due delitti ha parlato agli inquirenti lo stesso Scarpino, che iniziò la sua collaborazione con la giustizia nell’ambito delle indagini della Dda che sfociarono nell’operazione «Restauro», diretta contro le ‘ndrine del Crotonese. Rispetto ad entrambi gli omicidi l’uomo ha tirato in ballo altre persone, ma le accuse nei loro confronti non sono state sufficienti a portarli in aula, tant’è che l’unico rinviato a giudizio è stato proprio Scarpino.
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