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Da qualche settimana, i problemi del mondo del lavoro e dell’altra parte del mondo che non conosce il lavoro o l’ha perduto, sembrano scomparsi dall’agenda istituzionale e politica, evidentemente per un’eccessiva distrazione su altri temi. Ma come scriveva Rocco Scotellaro “Ecco che uno si distrae al bivio, si perde” il rischio è di prendere la strada sbagliata.
Nessuno intende sottovalutare o sminuire i temi della legalità, della trasparenza amministrativa, dell’eticità dei comportamenti politici, di cui da giorni sono pieni i giornali regionali. Del resto, il sindacato lucano, mai come in occasione della Giornata della Memoria delle vittime di mafia, ha usato un solo linguaggio, manifestando pieno impegno perché la legalità si traduca in atti di buon governo e di giustizia sociale, affrontando i problemi prioritari delle condizioni di vita delle giovani generazioni come quelli di chi è stato espulso dal mercato del lavoro.
Ma quello che stride maggiormente rispetto alla crescente emergenza occupazionale, quello che il Sindacato osserva con crescente preoccupazione è l’assenza di una discussione pubblica all¹altezza della gravità di questi problemi vitali, è l’autoreferenzialità di un dibattito tutto incentrato su malinconiche vicende interne al ceto politico, è la rappresentazione quotidiana di una politica dominata da personalismi infantili e da cinici trasformismi.
Sia chiaro, la UIL non si iscrive al partito dei catastrofisti, dei disfattisti e degli ipocondriaci. Il nostro è un sindacato che “pensa positivo”, che crede che la regione abbia carta da giocare per costruire un suo futuro di espansione e di rinascita. Né apparteniamo al variegato mondo della antipolitica, di quelli che, invece di fare bene il loro mestiere e di rendere conto dei loro risultati, fanno processi sommari a partiti e istituzioni per proporre se stessi nel ruolo di salvatori della patria e del bene comune.
Noi continuiamo a pensare che della politica e dei partiti non si può fare a meno, che senza la sintesi politica l¹arena sociale si trasforma in jungla e fuori dei partiti c¹è solo il regno dei personalismi e dei particolarismi più sfrenati e più incontrollabili.
Ma, se la politica non si preoccupa di riordinare un ragionamento condiviso su virtù e vizi, su obiettivi ed ostacoli, su potenzialità e vincoli, se non si impegna a individuare con chiarezza i fattori di spinta e di impedimento, in altre parole se non pone le basi di un nuovo, serio, coraggioso patto sociale che guardi al futuro, non cambieremo con le retoriche di occasione, con le fantasie di ciascuno di noi o con le preghiere al buon Dio il destino di questa terra.
Per questa ragione rivolgiamo un appello ad amministratori pubblici e
politici perché recuperino la disattenzione.
La Basilicata ha oggi bisogno come l’aria di riconoscersi in una sua proiezione positiva ed aggregante, in un progetto al quale possano fare riferimento, ciascuno nella sua sfera di autonomia, il mondo politico, il sistema imprenditoriale, le forze sociali organizzate, il mondo della cultura e della spiritualità, insomma tutte le anime della società lucana, per ripensare se stesse e la loro missione in funzione di un interesse generale che comprenda ed organizzi gli interessi settoriali su basi di intelligenza e di equità.
Abbiamo vissuto troppo a lungo, come si dice, “a piè di lista”, dilatando lo
spettro dell’intervento pubblico per coprire al tempo stesso bisogni sociali pressanti e spese assolutamente improduttive. E’ un lusso che non possiamo consentirci, perché la finanza pubblica è divorata da un debito pubblico insostenibile, ed è un affronto sociale intollerabile, dato che le risorse
disponibili non bastano a garantire i diritti elementari delle persone e delle famiglie.
Noi, che siamo esposti tutti i giorni sulle barricate di una questione sociale sempre più esplosiva e che non possiamo consumare tutte le nostre energie a rincorrere le emergenze e ad abbassare le tensioni, avvertiamo forse più di ogni altro l’urgenza e l’indispensabilità di porre mano a questo nuovo patto, che assuma come obiettivi primari e condivisi:
-la lotta senza quartiere agli sprechi ed alle inefficienze,
-la valutazione preventiva della produttività della spesa,
-la priorità degli investimenti sul rafforzamento del sistema produttivo e sul rilancio dell’occupazione industriale,
-la promozione di un¹economia integrata delle nostre risorse territoriali e ambientali,
-l’incentivazione mirata dell’innovazione e la
valorizzazione della qualità delle risorse intellettuali,
-la salvaguardia di un welfare a misura dei più deboli e indifesi, a cominciare dai poveri, dagli incapienti e dai non autosufficienti,
-uno stile generale di comportamenti ispirati al rigore,alla trasparenza, alla sobrietà.
La nostra regione ha sempre riconosciuto nella sua coesione sociale e territoriale il suo punto di forza decisivo. Ma questo è un patrimonio che chiede di essere continuamente alimentato e, in una stagione così lacerante, le contraddizioni diventano insopportabili.
E’ tempo di riannodare le fila della comunità regionale, di rianimare le sue speranze, di dare un senso ai suoi sacrifici. La gente non chiede miracoli, chiede chiarezza, concretezza, responsabilità. Chiede che le risorse ancora in una certa misura consumate a favore di privilegi e parassitismi vengano reindirizzate verso il lavoro produttivo, verso le esigenze di riqualificazione dei lavoratori, verso le imprese che offrono lavoro. Chiede che vengano allargate le opportunità di lavoro dei giovani e che vengano loro assicurate condizioni di parità di accesso, fuori da ogni logica di discrezione e di discriminazione. Chiede che il senso del dovere e del servizio si affermi in tutte le amministrazioni ed organizzazioni pubbliche e che da quanti sono investiti delle responsabilità più importanti vengano esempi quotidiani di dedizione e di serietà.
Carmine Vaccaro, UIL
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