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Caro direttore,
ti rendo merito di aver voluto aprire un dibattito, come sempre franco e stimolante, sull’archiviazione dell’inchiesta “Toghe lucane”. I temi che hai sollevato sono seri e restano attuali e mi riprometto di dire la mia nei prossimi giorni. Nel frattempo, però, non posso non commentare le incredibili affermazioni del parlamentare europeo Luigi De Magistris, contenute nell’intervista pubblicata dal tuo giornale.

Trovo stupefacente l’ipocrisia con la quale, molto sbrigativamente, l’ex pm afferma -bonta sua!- di rispettare le mie opinioni. Ma ancor più stupefacente mi pare la risposta che egli fornisce alla domanda se c’è ancora oppure no una “cupola” che governa la Basilicata, laddove leggo: “Se c’è ancora non lo so perché non faccio più il magistrato. All’epoca in cui facevo le indagini quelle cose che avevo ricostruito secondo me erano talmente solide che meritavano non un’archiviazione, ma ben altro”.

Dov’è finito l’ardimentoso e implacabile giustiziere, che non ha il coraggio di dire apertamente quello che pensa per paura di beccarsi una querela (come si evince da una risposta successiva)? Io so che solo chi diffama sapendo di diffamare deve temere le querele, e penso che chi sta dalla parte della verità non ha necessità di scansare i processi avvalendosi di immunità, legittimi impedimenti, ed altri ignobili strumenti elusivi.

Vorrei ricordare a questo signore che nel 2006, mentre lui stravolgeva la sua funzione inquirente per costruire quell’infamante macchinazione chiamata “Toghe lucane”, che avrebbe voluto concludere con atti eclatanti, e mentre seminava attraverso i suoi canali mediatici (con “l’amico Vulpio”, ma non solo) false accuse nei miei confronti, io mi dimisi da senatore e rinunciai all’immunità.

La verità è che De Magistris, nonostante abbia svolto l’indagine per anni e con grande disponibilità di uomini, mezzi e risorse economiche, ha prodotto un risultato valutato da ben due magistrati come inadeguato a sostenere il suo castello accusatorio.

La sua è la risposta di chi non ha argomenti se non la propria autoreferenzialità .

Spiegasse piuttosto le sue relazioni con “l’amico Vulpio” e con le centrali mediatiche, insieme alle quali,(su impulso esterno?), è stato costruito” Toghe Lucane” e quali fossero gli interessi in campo ed i motivi veri per cui si è cercato di destabilizzare l’intera comunità regionale.

Filippo Bubbico
Senatore del Pd

P.S. A proposito, giusto per la precisione: in un altro articolo pubblicato oggi dal tuo giornale Carlo Vulpio, altro campione di battaglie civili, di sicuro “diligente” con i suoi datori di lavoro, sostiene di non essere mai stato condannato, quando invece è notorio che è stato condannato per diffamazione aggravata ai miei danni dal Tribunale di Milano.

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