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«NON crede, onorevole De Magistris (la chiamo, con amarezza, in tal modo
visti i suoi ripetuti silenzi pubblici e privati alle mie richieste) che la
sua figura sia oggi “appannata” non tanto dall’esito delle sue inchieste,
ma da compromessi e doppopesismi che ormai stanno contrassegnando anche il
suo modo di fare politica e quello di persone a lei vicine?». È la
stilettata di Clementina Forleo (in foto), il gip della storica inchiesta sulla
scalata di Unipol a Bnl, al suo ex amico Luigi De Magistris lanciata tra i
commenti alla nota con cui l’ex pm ha risposto all’invettiva nei suoi
confronti di Giuliano Ferrara bollandola come la “solita litania”. Dopo
Beppe Grillo anche lei gli volta le spalle e lo accusa senza mezzi termini
di indicibili compromessi con i soliti “poteri forti”.
«Non crede – scrive Forleo – che forse anche magistrati definiti
“integerrimi” dal suo compagno di partito Antonio Di Pietro e dei quali lo
stesso – come lei – conosce vita e “miracoli”, avrebbero dovuto essere
denudati nelle loro malefatte e non salvati per amor di compromesso? La
circostanza che quanto emerso dalle sue indagini anche sul conto di costoro
non sia mai stato portato a conoscenza dei cittadini tutti (che come lei
ben dice hanno diritto di sapere) non crede che non possa essere
giustificata da nulla, dico nulla? Troppe persone ormai “sanno” e anche il
suo consulente prima o poi dovrà dar conto di quanto riferitomi il 9
ottobre 2009 nonchè della telefonata che verso le ore 10.00 di quel giorno
ebbe a fare dal suo cellulare a qualcuno che gli aveva consigliato di
“tagliare” dalla sua opera in fase di pubblicazione il capitolo che
trattava di tale insigne personaggio – noto per accompagnarsi con mogli di
bancarottieri salvati da sicure condanne da casuali (per carità!) errori di
suoi compagni di corrente rimasti impuniti – e delle sue pressioni volte a
“rovinarmi”.
Scusi la “solita litania”».
Più pesante il prosieguo dove parla di «un’ipocrisia ahimè diffusa in
ambienti che con le “solite litanie” ci lasciano credere di essere “i
migliori”, di aver lottato e di continuare a lottare non solo contro “i
ladri di galline” ma anche contro “i ladri di Stato”».
Clementina Forleo non fa i nomi «per il semplice motivo che è soprattutto
l’onorevole De Magistris, in quanto titolare di quei procedimenti in cui
erano emersi i fatti posti in essere ai miei danni, ad avere l’obbligo di
farli». Ma se non dovesse averne il coraggio: «Si faccia lui da parte e non
reciti le “solite litanie” da duro e puro (…) Sottolineando ancora una
volta che evidentemente non si tratta di un caso personale – come casi
personali non erano quelli denunciati dall’onorevole De Magistris a Salerno
dove si recò per un numero considerevole di volte».
Lo spunto serve a Carlo Vulpio, ex Corsera, candidato a sua volta alle
europee con Idv e indicato tra gli autori del nuovo programma di Vittorio
Sgarbi, per commentare a distanza di la notizia dell’archiviazione di
“Toghe lucane”, un’inchiesta che ha seguito da vicino, tanto che adesso è
indagato a Matera proprio in relazione alle cronache di quel periodo.
«Voglio ricordare – scrive https://carlovulpio.wordpress.comdal suo blog – che alcune delle vicende dalle quali “poi” nacque l’inchiesta “Toghe
lucane” erano state oggetto di rigorose inchieste giornalistiche che hanno
resistito a querele e a citazioni per danni». Come quella sul complesso
turistico integrato Marinagri, di cui si è letto sul Corriere della Sera
«addirittura» nel 2003 «quando non esistevano né “Toghe lucane”, né il suo
ineffabile pm. Cosa intendo dire? – scrive Vulpio – Una cosa molto
semplice: i fatti alla base di quell’inchiesta giudiziaria non sono né
falsi, né infondati. E’ il “modo” in cui l’ex pm di Catanzaro li ha
“gestiti” a fare la differenza». Perciò un’inchiesta seria, all’inizio,
«che doveva accertare la commissione di gravi reati», ma che è virata
«verso finalità a dir poco improprie, e cioè la trasformazione di un pm in
uomo politico attraverso una studiata promozione mediatica in tv». Poi
l’attacco alle toghe interessate soltanto al Bunga-bunga. «Tutti magistrati
– inquisiti e inquisitori – che in nome dell’interesse superiore della
Nazione (indovinate quale) sono indifferentemente e quantunquamente difesi
senza se e senza ma dalla ditta Palamara & Cascini (segretario e presidente
della Associazione nazionale magistrati) e dalla corporazione togata tutta.
Compreso quel Vito D’Ambrosio (“governatore” Ds delle Marche per dieci
anni), che sostenne l’accusa in Csm contro l’ex pm di Catanzaro e oggi è
al suo fianco, assieme a tanta altra bella gente in toga».

Leo Amato

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