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POTENZA – La legge c’è da cinque anni, le linee guida pure, ma senza i regolamenti la norma regionale sulle adozioni giace pressoché inutilizzata tra gli scaffali impolverati del Palazzo. La burocrazia, stavolta, fa doppiamente rabbia perché dietro questi ritardi ci sono speranze e aspettative di famiglie – genitori da un lato, bambini dall’altro – condannati a uno stato di sospensione che la quarantena ha solo contribuito a dilatare.
«La legge regionale numero 13 c’è ma non ci sono gli strumenti per attuarla», incalza Vincenzo Giuliano, garante della Regione Basilicata per l’infanzia e l’adolescenza, che ha lamentato questi ritardi da ultimo nella Conferenza nazionale dei Garanti. «È chiaro che gli affidi devono essere l’ultimo step dopo aver fatto tutti gli sforzi per evitarli – aggiunge –, altra cosa se il bimbo è senza famiglia. La famiglia e la genitorialità lucane vanno supportate, sono un patrimonio da non disperdere». In tre pagine, i sette articoli che normano la “Istituzione del servizio regionale per garantire il sostegno alle adozioni e agli affidamenti familiari” descrivono proprio gli interventi per le famiglie: secondo Giuliano oltre agli sgravi fiscali e alle misure economiche bisogna pensare anche alla formazione. C’è poi un altro aspetto: i minori stranieri non accompagnati in Basilicata erano 168 a fine 2019, sono scesi a 62 oggi: «Dove sono gli altri?» si chiede Giuliano. Strutture e nuclei familiari possono avere un ruolo importante. La precondizione c’è: «In Basilicata c’è molta solidarietà», spiega il garante, riportando i dati del Cvs secondo cui nel 2019 – su 40 bambini e 34 coppie in Italia – 10 bambini riguardano proprio la Basilicata (8 coppie), più di Puglia (8 bambini), Campania e Sicilia (7), Calabria (4), Veneto e Lombardia (2 ciascuna). Lacci burocratici e difficoltà di concludere le pratiche hanno causato un calo delle adozioni su scala nazionale (4.130 nel 2010, 1.439 nel 2017), mentre i dati lucani parlano di 60 adozioni dal 1995 al 2000 e 228 dal 2001 al 2013.
E poi ci sono le adozioni internazionali: anche in questo caso, la Basilicata si segnala tra le regioni più “adottanti” posizionandosi tra quelle che, diversamente dal trend medio nazionale, vedono aumentare il numero di coppie adottive. Non solo: relativizzando i valori delle coppie alla popolazione teorica di riferimento, quella cioè residente dei coniugati di età compresa tra 30 e 59 anni, a fronte di un valore medio nazionale di circa 12 coppie adottive ogni 100mila coppie – dato in costante diminuzione nel tempo – le seconda performance regionale più alta si riscontra in Basilicata (18,5 contro 18,9 in Calabria), segnala il dossier 2019 della Commissione per le adozioni internazionali. Rispetto alla popolazione minorile di riferimento, relativizzando dunque i dati dei minorenni per i quali è stata rilasciata l’autorizzazione all’ingresso, nel 2019 il valore medio nazionale è di 12,4 adottati ogni 100mila residenti sul territorio. La Basilicata è la regione con le più alte performance adottive (26,4, ovvero più del doppio).
Per le adozioni all’estero, come dimostrano l’ultimo caso di Bari (bimba indiana adottata da mesi ma bloccata nel paese natale) e la campagna social di Arnaldo Funaro, l’emergenza Covid-19 non ha fatto altro che accentuare gli ostacoli negli spostamenti e le difficoltà economiche di cui una coppia deve farsi carico. «E passano anche tre o quattro anni per avere i rimborsi», sospira Giuliano. Per capirci, la settimana scorsa è stato annunciato «a breve» il nuovo decreto per il rimborso delle spese adottive 2018.
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