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In Corte d’Assise d’Appello a Reggio Calabria sono state confermate ieri quattro condanne all’ergastolo per il delitto del vicepresidente del consiglio regionale Francesco Fortugno, per i mandanti e gli esecutori dell’omicidio compiuto a Locri il 16 ottobre del 2005. In aula anche la vedova di Fortugno, la parlamentare del Partito Democratico, Maria Grazia Laganà.
La Corte ha confermato i quattro ergastoli comminati in primo grado, nei confronti dei due Marcianò, nonché di Ritorto e Audino. Solo per quest’ultimo viene esclusa l’aggravante mafiosa prevista dall’articolo 7 della legge 203/1991.
Gli unici successi difensivi li ha ottenuti l’avvocato Giovanni Taddei, difensore di Vincenzo Cordì, Antonio e Carmelo Dessì. Per Antonio Dessì, infatti, pena ridotta a 5 anni e 8 mesi di reclusione; assoluzione piena, invece per Carmelo Dessì e per Vincenzo Cordì, per il quale è stata disposta l’immediata scarcerazione.
Poco più di quarantamila euro le spese liquidate dalla Corte alle parti civili costituite: Maria Grazia Laganà, Anna e Domenico Fortugno, Concetto Giuseppe Fortugno, nonché Regione Calabria, Provincia di Reggio Calabria, Comune di Locri e Asp di Locri. Al termine del processo, sia il pubblico ministero Mario Andrigo, applicato al sostituto pg Fulvio Rizzo nel secondo grado di giudizio, sia l’onorevole Laganà hanno puntato la propria attenzione sui presunti mandanti occulti del delitto: “Mi auguro che in futuro si possa fare piena luce anche su questo aspetto” ha dichiarato Andrigo, magistrato che ha seguito il processo sia in primo che in secondo grado e che già da oggi sarà assegnato a una nuova sede. “Non spetta a me indicare delle piste, ma spero che le indagini possano andare avanti, per scoprire i coinvolgimenti superiori dell’uccisione di Franco” ha dichiarato invece Maria Grazia Laganà.

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