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COSENZA – In Calabria sui risultati dei tamponi da tempo si viaggia con qualche giorno di ritardo. Non è una novità: basta vedere quanto accaduto su Catanzaro prima della campagna rientri: anche in quella occasione è stato necessario spostare un migliaio di tamponi in Campania per processarli. Oggi per esempio, a Reggio Calabria, è iniziato il lavoro sui tamponi raccolti dalle persone arrivate in Calabria 8 maggio scorso. E’ una questione complessa: i laboratori sono quelli degli ospedali di Reggio, Cosenza e Catanzaro, più il laboratorio Asp di Reggio Calabria. Doveva aggiungersi anche l’Asp di Crotone ma pochi giorni fa è arrivato il macchinario sbagliato.

Le linee guida del ministero di gennaio scorso sono chiare: i tamponi si possono conservare a quattro gradi per cinque giorni. E così si sta facendo: mancano i reagenti, dice il commissario dell’Asp Zuccatelli, la capacità dei singoli laboratori è sempre la stessa mentre c’è stato un aumento esponenziale con i controlli effettuati agli arrivi dal 4 maggio. In un certo senso era piuttosto chiaro che il bollettino regionale quotidiano fosse in realtà la fotografia di qualche giorno prima. E poi i tamponi non ci sono per tutti: ci sono ancora sanitari che stanno aspettando i test, intere aree geografiche, come quella di Corigliano Rossano, ferme per dare priorità ai rientri. Le falle ci sono, a partire dalla media dei tamponi effettuati fino ad oggi, circa mille al giorno con picchi di quasi duemila quando in realtà ne servirebbero almeno 4mila al giorno per capire l’andamento generale in regione.

In mezzo a questo ci sono i test rapidi, i cosiddetti sierologici che il ministero ha iniziato a sperimentare in tutta Italia. Da questo punto di vista le regioni si stanno già muovendo per procedere ad una mappatura dei cittadini attraverso i laboratori privati accreditati e autorizzati a questo tipo di screening. Ma non in Calabria, dove ancora oggi mancano delle linee guida, dei percorsi prestabiliti nonostante decine di laboratori siano dotati da tempo dei test che il ministero, in una circolare, sottolinea non essere accurati al 100% ma comunque importanti. Intanto ci sono le strutture pubbliche che si stanno attrezzando: il Gom di Reggio Calabria già da settimane ha deliberato l’acquisto di test rapidi con un macchinario dedicato, al Pugliese Ciaccio già oggi dovrebbero arrivare i primi kit IgG e IgM.

RICHIESTA ENORME

La richiesta in Calabria, stando a quanto raccontano i titolari dei laboratori, è enorme. Ci sono datori di lavoro che chiedono di poter controllare i loro dipendenti, cittadini e persino forze dell’ordine. A tutti la risposta data è «siamo in attesa delle disposizioni regionali» che tardano ad arrivare. E se mentre all’Asp di Cosenza Zuccatelli ha specificato denunce in caso di avvio dei test sierologici ai privati nelle altre province non ci sono divieti. A Crotone, Reggio e Vibo ci sono laboratori che offrono il servizio. La questione è tutta qui: in caso di rilevamento di anticorpi che testimoniano una infezione che fare? Quale protocollo seguire? E’ chiaro che il paziente dovrebbe essere sottoposto a tampone, ma quando e dove? A questo dovrebbe rispondere la Regione soprattutto in avvio di questa fase 2 che potrebbe valere sul serio come un “liberi tutti”, compreso chi ad oggi non può avere accesso al tampone, forze dell’ordine comprese.

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