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La Cassa depositi e prestiti

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Se tutto va bene, siamo rovinati. Ci copriamo di ridicolo da un mese e mezzo per fare finta di mobilitare 45/50 miliardi che servono solo a coprire la proroga delle tasse o a dare sussidi che finiscono dopo un mese mentre le “poderose potenze di fuoco” – annunciate nelle conferenze stampa -si trasformano in vagoni di carta e di inciampi burocratici che tolgono anche la speranza alle imprese che promettono di salvare.

Siccome siamo pervicacemente decisi a non occuparci della nostra economia ma a favorirne una eutanasia neppure troppo dolce, riusciamo nel capolavoro di non fare sparire la Sace dall’impalcatura bizantina che blocca qualunque tipo di trasferimento ma addirittura di inventarcene una nuova di zecca che agisce e persegue gli stessi identici obiettivi. Portarti in giro per un po’ di mesi tra un labirinto e l’altro di procedure, contratti e scartoffie, senza mai farti avere un euro. Non ne bastava uno di Elemosiniere di Stato con seguito di colonnelli balbettanti alla Latini che è la Sace. Replichiamo con Invitalia e con Arcuri – un nome una garanzia – per gestire il sostegno pubblico alla ricapitalizzazione delle piccole imprese. Un aborto culturale prima ancora che economico. Sopra, per quelle cosiddette grandi con fatturato oltre i 50 milioni, che il mondo anglosassone catalogherebbe come commercio, arriva il terzo Elemosiniere di Stato.

Si chiama Cassa Depositi e Prestiti che si vede costretta a fare la Gepi riverniciata e che noi vorremmo si occupasse non solo come holding di partecipazione delle poche aziende strategiche che questo Paese ancora ha e di quelle che potrebbe ricostruire alla grande come Alitalia. Approfittando – in questo caso – della Pandemia che ha indebolito tutti i concorrenti globali e investendo finalmente su un disegno industriale che fa l’esatto contrario di tutto ciò che si è fatto fino ad oggi. Una idea una di obbligazioni ibride o di azioni privilegiate che lasci l’impresa nella sua autonomia gestionale e dia soddisfazione ai risparmiatori italiani mai, proprio mai, vero?

Quello di cui abbiamo detto fin qui è ciò che obbliga un plotone di funzionari pubblici a ogni scadenza mensile a rivalutare norme simili se non uguali ritornando a emettere pareri simili se non uguali. Hanno tutte in comune, queste norme, una caratteristica: non si vede un euro vero né di liquidità né di contributi a fondo perduto compensativi dei danni prodotti dalle chiusure per legge delle attività economiche. Si cerca affannosamente come coprire il fabbisogno di una cassa in deroga che per deliberata complicazione normativa non siamo comunque capaci di erogare. Facciamo la voce grossa, parliamo di cifre roboanti, ma siamo come gli struzzi che nascondono la testa sotto la sabbia per non vedere il problema (gigantesco) che è davanti agli occhi di tutti.

Una macchina dello Stato e delle Regioni, in litigio permanente tra di loro, che fabbrica solo norme che moltiplicano la complicazione esistente e che non mette mano alle uniche misure davvero necessarie nel mondo reale che si guardano bene dal conoscere. Non sono capaci di disporre i bonifici bancari che tutto il mondo fa e non sono capaci di dare la garanzia dello Stato alle banche e di sospendere almeno in tempo di Coronavirus i vincoli derivanti dalla segnalazione alla Centrale rischi. Morale: Sace, Invitalia, INPS, in modo diverso Cdp, sono chiamati al capezzale dell’Italia da una mente perversa che la vuole accompagnare al suo funerale di Stato mentre le mafie del Nord e del Sud fanno shopping di aziende e distribuiscono l’unica liquidità in circolazione. Nemmeno questo pericolo atomico smuove la burocrazia di Bisanzio di stanza in via XX Settembre, a Roma, e i suoi numerosi reggicoda della politica al Tesoro e negli altri palazzi del potere. Anche su questo li avevamo avvisati per tempo e di sicuro non ci divertiamo a parlare solo di macerie normative e economiche. Diciamo che fino all’ultimo non vogliamo rinunciare a sperare che qualcuno torni a fare ragionare il ministro Gualtieri e che chi può avvii subito il cambio di motore e di volante della macchina amministrativa italiana. Non ci sono alternative.


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Francesco Ridolfi

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