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Ha rivolto un appello disperato al ministro degli interni australiano Brendan O’Connor attraverso le tv, Tony Vallelonga, l’ex sindaco di Stirling, che presto potrebbe dovrebbe essere estradato in Italia per il suo coinvolgimento con la ‘ndrangheta calabrese e per i suoi rapporti con Giuseppe Commisso, «‘u mastru» di Siderno, si aggrappa ancora alla speranza per evitare l’arresto.
I suoi cittadini lo sostengono e durante la conferenza stampa in compagnia della moglie Maria, è letteralmente scoppiato in lacrime, per respingere tutte le accuse contenute nell’ordinanza dell’operazione “Il Crimine 2”. L’ex sindaco australiano ha spiegato di essere un cittadino “straordinario e sempre al servizio della comunità”. Ed inoltre vuole risparmiare un dolore alla sua famiglia per un arresto che in Australia giudicano imbarazzante.
Nei giorni scorsi ha anche scritto una lettera alla tv “Afp” promettendo di consegnare il passaporto e di presentarsi spontaneamente davanti ai giudici per chiarire la sua posizione. Ma non vuole finire in cella. Addirittura si sarebbe detto disponibile ad affrontare un tribunale australiano, ma di non voler essere estradato in Italia. Circostanza assurda visto che ad accusarlo è la magistratura italiana. Comunque sia non si prevedono tempi brevi per il suo “rientro” forzato in patria. Dall’inchiesta risulta che era un uomo dei clan a tutti gli effetti, soprattutto “uomo di vertice del locale di ‘ndrangheta di Stirling“. Era lui ad assumere le decisioni chiave e a decidere le cariche piramidali della ‘ndrina. Agiva sul modello calabrese, stessi riti e stesse attività. E tutto veniva concordato con la cosca “madre” e con il “Crimine”, il vertice della ‘ndrangheta che ha casa nel Reggino.

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