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Domenico Arcuri

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Vuoi riaprire la tua bancarella da ambulante nel mercatino di strada? Paga la tassa Covid, quindici euro prego. Succede a Milano. Ti abbiamo murato in casa per due mesi: non hai avuto reddito? Fai la fame? Qualcuno ti ha mandato un bel bonifico sul conto corrente per fare la spesa? Per carità, mica siamo a Francoforte, fai la fame e zitto. Vuoi riaprire la bottega per racimolare qualche spicciolo? Beccati nuova di zecca la prima Covidtax d’Italia “solidale”. Messa nero su bianco dall’amministrazione comunale milanese con toni spicci: o paghi o perdi il diritto di lavorare. Ci deve essere a Milano qualcosa nell’aria, non solo ai Navigli dove si abbracciano e baciano come se nulla fosse. Si chiama bacillo della stupidità, ma non fa ridere.


Ha sbagliato il prezzo. Ha sbagliato a fare l’addizione. Ha confuso il numero di mascherine che servono per un giorno con quelle che servono per un mese. Fa progetti che sono fallimentari già quando vengono concepiti. Si chiama Domenico Arcuri, commissario per l’emergenza sanitaria. È riuscito nel miracolo di fare sparire le mascherine dalle farmacie italiane, lo avevano messo lì per fare l’esatto contrario. Ricordo il colloquio tra un capo azienda e il suo capo acquisti. Il primo chiede al secondo: come è fatto un tavolo? “Beh, mah, mica è il mio mestiere, mica faccio il geometra, ho mille e 200 ordini” dice il Capo acquisti. “No, invece è proprio il suo di mestiere perché se il mercato si mette d’accordo e glielo vende a un prezzo tre volte superiore oppure non glielo vende affatto lei deve avere coscienza tecnica del problema, la paghiamo per questo” dice il Capo azienda. Quel capo acquisti verrà congedato, rispondeva della vendita di qualche tavolino al suo datore di lavoro. Arcuri risponde a tutti gli italiani, non ha coscienza tecnica, e è ancora lì. A noi non serve la conferenza stampa di Arcuri, serve che arrivino le mascherine ma questo è incompatibile con la sua presenza. Perché prima dell’emergenza sanitaria, il Paese paga l’emergenza Arcuri. Per piacere torni nell’ombra dove stava, è meglio per lui e per noi.


All’Alitalia arriva Alfredo Altavilla, un buon manager industriale è stato scelto dal Tesoro per un ruolo dove serve un buon commerciale con il coltello tra i denti. Vogliono farsi perdonare di averlo inseguito per guidare Leonardo, dove avrebbe fatto benissimo, ma poi per ordine del Pd hanno confermato un banchiere, Profumo, che sta imparando il mestiere e fa le prove con il futuro dell’Italia. Di questo passo alla prossima tornata di nomine alla guida di una banca ci metteranno un ristoratore, di sicuro ne rimarranno molti a spasso. Basta giochetti, ministro Gualtieri. I soldi che dovevano arrivare non sono mai partiti e con i damerini alla Latini in Sace e questa burocrazia di Stato che non ha capito niente e pensa solo al suo stipendio, non si vedranno mai. Un po’ di tempo fa Berlusconi si inventò uno spot. Ponte, fatto! Un milione di posti di lavoro, fatto! Giannelli il giorno dopo fece una vignetta: casino nel governo, fatto! Erano altri tempi, si poteva scherzare. Oggi non ride più nessuno perché il Paese sta saltando e hanno capito tutti che va rifondata la sua classe dirigente pubblica. Va cambiata la macchina. Il mondo va da una parte, noi andiamo dall’altra. Se non si interviene all’istante finisce malissimo.


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Francesco Ridolfi

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