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«Fiducia piena nella magistratura in attesa che venga definitivamente chiarito l’accaduto e che siano precisate le responsabilità. Resta inteso che fino a quando questo non accadrà nessuno può essere ritenute colpevole». È quanto fa sapere l’ufficio comunicazione dell’arcidiocesi di Potenza. La notizia di un sacerdote alla sbarra con l’accusa di aver stuprato in chiesa una fedele, averla molestata squillando a tutte le ore sul cellulare e il telefono di casa, minacciandola di rivelare la loro relazione alla suocera e al marito, ha sollevato uno scandalo che era stato a lungo sopito negli ambienti della curia. La data della prima udienza in Tribunale è già decisa, e tra qualche giorno avvocati e magistrati cominceranno a esaminare le evidenze che sono state raccolte nel corso delle indagini.
Non è una bella storia. Comunque vadano le cose alla fine ci sarà un uomo di chiesa responsabile di un incubo durato cinque mesi, o una madre colpevole di calunnia. Tutto all’ombra del campanile di una splendida cappella della diocesi del capoluogo.
Lui è un giovane sacerdote nato e cresciuto in questa terra. Lei è una sposa che a un certo punto si dev’essere accorta di non amare più il suo uomo. I due avrebbero intrecciato una relazione clandestina durata più di un anno, da febbraio del 2007 a aprile del 2008. Un rapporto appassionato fatto di sesso e di parole, scritte in alcune lettere d’amore che sarebbero diventate l’arma di un ricatto osceno con cui lui cercava di riprendersi il trastullo dagli affanni della preghiera.
“Ti distruggo… ti faccio togliere la bambina”. Come se non bastasse la minaccia di rivelare ai congiunti della donna l’esistenza della loro storia, le avrebbe detto queste frasi per costringerla a subire la sua perversa volontà. Lei si sarebbe piegata, più e più volte, subendo quegli slanci sessuali consumati quasi sempre all’interno della chiesa dove celebrava i sacramenti.
È il racconto contenuto nella denuncia della donna alla procura della Repubblica di Potenza, che ha tenuto fino all’ultimo il riserbo più assoluto, data la delicatezza della materia. Qualche mese fa è arrivata la chiusura delle indagini e l’avviso di garanzia per il sacerdote. Da quel giorno alla notifica della richiesta di rinvio a giudizio la donna ha ritrattato la sua denuncia, ma il processo si farà lo stesso. I motivi di questa marcia indietro non sono ancora chiari, e il rischio è si inneschi un secondo processo per calunnia. Ma agli atti del fascicolo del pm Annagloria Piccininni ci sarebbero i riscontri tecnici su almeno uno dei due capi d’accusa: le molestie. Oggi si direbbe “stalking” ma all’epoca dei fatti l’ultima riforma del codice penale non era ancora stata approvata. “Continui squilli telefonici, anche notturni, sull’utenza cellulare in uso alla vittima nonché su quella fissa della casa familiare”. Cercava “scuse e motivi vari” per entrare in casa di lei, dove viveva con la suocera e il marito, per cercare di convincerla a riprendere la relazione sentimentale interrotta, lasciando di proposito in bella vista le lettere che lei in passato gli aveva scritto “per farle capire a che cosa sarebbe andata incontro se non avesse assecondato alle sue richieste… La fermava ogni qualvolta la incontrava da sola per strada”. L’incubo sarebbe andato avanti almeno per cinque mesi quando il marito di lei ha scoperto tutto e l’ha convinta a denunciare. Ora le cose sarebbero cambiate. Nel frattempo quel sacerdote è rimasto sempre al suo posto.
Leo Amato
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