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«Il Governatore Giuseppe Scopelliti, ha respinto ogni addebito dicendosi estraneo ai fatti e fornendo una propria versione dei fatti. L’indagine comunque va avanti anche su ulteriori vicende che non vedono coinvolto il Presidente della Regione». Con queste parole il Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, ha confermato ieri mattina la notizia diffusa dal “Quotidiano della Calabria” dell’iscrizione sul registro degli indagati di Scopelliti relativamente al “caso Fallara”.
Il magistrato, ha partecipato all’interrogatorio del Presidente, assieme al pool di inquirenti che si occupa dell’inchiesta. Sempre ieri anche il governatore ha commentato la notizia dicendosi «molto sereno e fiducioso» e affermando: «su questa vicenda non ho altro da aggiungere».
Il Presidente è indagato nella qualità di ex sindaco di Reggio Calabria, per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sugli incarichi affidati alla dirigente comunale del settore Bilancio, Orsola Fallara, che si è suicidata a dicembre scorso. Giovedì pomeriggio Scopelliti, accompagnato dal suo legale, Nico D’Ascola, è stato sentito per circa tre ore in procura. Al centro dell’indagine ci sono le ingenti somme che Orsola Fallara si sarebbe autoliquidata come rappresentante del Comune nella Commissione Tributaria provinciale. Incarico conferitogli dall’allora primo cittadino, che però non avrebbe potuto svolgere in qualità di professionista esterno, essendo ala guida del settore Bilancio del comune. Dalla documentazione acquisita dalla Procura quegli incarichi insomma non potevano essergli affidati. Nello stesso fascicolo c’è poi il caso dell’architetto Bruno Labate, professionista legato per un periodo di tempo anche affettivamente alla dirigente comunale. A Labate, la Fallara diede direttamente una serie di consulenze per progettazioni di opere mai realizzate, di cui tra l’altro in alcuni casi non si trova neppure traccia. L’ultimo mandato di pagamento addirittura, di 180 mila euro, gli era stato corrisposto senza alcuna ragione. Al punto che lui stesso davanti ai magistrati ha già ammesso di non sapere «a che titolo gli fossero stati riconosciuti», e da restituirli poco dopo. Una vicenda su cui sarà necessario fare maggiore chiarezza.

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