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POTENZA – Classe 3. «Situazione ad alta criticità» in una scala di «pericolosità, incombente e potenziale, per le persone e le cose».
Si sapeva già. E non da ieri. Il ponte che attraversa il letto del Basento in località “Pantano” di Calciano era sotto osservazione da anni. Gli esperti dell’Autorità di bacino lo avevano segnalato al Comitato istituzionale, presieduto dai vertici politico-amministrativi di Regione e Province almeno dal 2004.
«La pila numero 25 (…) presenta la venuta a giorno (affioramento in superficie.ndr) della fondazione e della palificata». Il rapporto è del 10 novembre del 2003.
Poco più di anno dopo i tecnici sono tornati nello stesso posto. «Le pile interessate sono la 1, la 2, la 3, e la 4 partendo da destra». È il 18 gennaio del 2005. «In corrispondenza di tali pile – prosegue il rapporto – sono in atto fenomeni di erosione che hanno comportato la venuta a giorno delle fondazioni. Per tale motivo di recente sono stati effettuati interventi di protezione delle fondazioni con gabbioni che allo stato attuale presentano segni di deformazione». A corredo della scheda informativa ci sono 28 immagini che fotografano lo stato delle cose.
«Si segnalano fenomeni di erosione a carico delle pile numero 1, 2, 3, 4. Tutte interessate dalla corrente». È il 18 gennaio del 2006. Altre fotografie. La classe di criticità è sempre la più alta, ma l’allarme deve ancora scattare.
«Si evidenziano fenomeni erosivi localizzati a carico delle pile numero 1, 2, 3, 4. Le suddette pile presentano la venuta a giorno dei plinti di fondazione. Tale situazione è particolarmente evidente intorno alle pile 1 e 2 da destra, dove la profondità di escavazione è di circa un metro, un metro e mezzo». Nelle foto si vede bene il plinto (blocco di calcestruzzo per fondazioni in superficie – senza scavo.ndr) “scalzato” dalla corrente, che ormai gli scorre sotto. «Rispetto alla situazione – prosegue il rapporto del 7 marzo del 2007 – documentata nella campagna di rilievi precedente si segnala che i fenomeni erosivi e di escavazione intorno alle pile del ponte sulla sponda destra sono notevolmente accentuati. Inoltre si rileva che i conci di cemento armato (blocchi compatti .ndr) che costituivano il muro di accompagnamento della soglia ubicata subito a valle sono andati a terra e possono costituire ostacolo al deflusso della corrente». Ma non solo. Senza una soglia di contenimento efficiente la corrente acquista velocità. L’acqua si fa turbolenta e se possibile scava peggio di prima.Questi sono i dati ufficiali dei cicli di “polizia idraulica e di controllo del territorio”, introdotti per decreto dal governo di Giuliano Amato dopo il disastro di Soverato del 12 settembre 2000. La piena del piccolo Beltrame, un torrente che nasce sulle colline dietro il paese, aveva inondato il camping “Le Giare”, un insediamento abusivo costruito in spregio delle normative in materia di sicurezza. Erano morte 13 persone e l’esecutivo aveva emanato un decreto con una serie di «interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato, che prevedeva tra le altre cose «un’attività straordinaria di sorveglianza e ricognizione lungo i corsi d’acqua e le relative pertinenze, nonchè nelle aree demaniali, attraverso sopralluoghi finalizzati a rilevare le situazioni che possono determinare maggiore pericolo, incombente e potenziale, per le persone e le cose, e a identificare gli interventi di manutenzione più urgenti».
I dati raccolti sul terreno vengono trasmessi periodicamente agli organi competenti, e di fatto la relazione del 2007 aveva fatto un certo scalpore. Poi è arrivata la marcia indietro. Il 10 giugno del 2008 due tecnici ritornano a Calciano. Sulla scheda sono identificati per nome. Scrivono che «un ramo del fiume defluisce a ridosso della 1 e 2 (sempre le pile.ndr) a partire dalla sponda destra. Si osserva un modesto fenomeno di erosione della sponda in prossimità della pila 1, mentre il fenomeno di erosione della pila 2 è maggiore. Lo stato delle pile e delle fondazioni è buono. La platea delle pile è rivestita in pietre. La struttura del ponte non presenta fenomeni di dissesto». E il rischio viene declassato. Da «situazione ad alta criticità», che è la classe prevista per «i manufatti e le opere idrauliche che presentano evidenti segni di dissesto e/o di degrado strutturale e le situazioni che limitano e/o condizionano il regolare deflusso delle acque». E «richiedono, da parte del proprietario o del gestore dei manufatti o delle opere, l’avvio di un’attività di monitoraggio continuo, al fine di valutare i trend evolutivi dei fenomeni in atto o potenziali, e l’obbligo di relazionare all’Autorità di Bacino, con cadenza semestrale sulla evoluzione delle criticità riscontrate e sulla necessità o meno di assicurare interventi di consolidamento e/o di ripristino» A «situazione a media criticità», che è la classe prevista per i casi di «intasamento in alveo provocati da vegetazione folta, di interruzioni, erosioni o cedimenti di argini, briglie opere idrauliche o altri manufatti che pur determinando problemi di natura idraulica, allo stato attuale non rappresentano fonti di pericolo per l’incolumità delle persone». E vanno tenuti sotto osservazione «al fine di valutare eventuali aggiornamenti dei fenomeni riscontrati». Tutto qui.
Leo Amato
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