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NEL day after dell’alluvione la sorpresa per la catastrofe lascia spazio alla desolazione. Se il ponte sopra al Basento era stato il simbolo della prima giornata di devastazione che aveva spaccato in due l’intera Basilicata, sono le oltre 300 tra mucche e pecore di un’azienda agricola di Bernalda morte affogate nel Bradano e trascinate via dalla corrente la triste icona di questa giornata. Nel Metapontino la ferita più grossa. Il sindaco di Montalbano e quello di Montescaglioso hanno preso la penna in mano e si sono messi a scrivere a tutta Italia, dall’ultimo dirigente della Protezione civile fino ad arrivare a Berlusconi. Chiedono aiuto. Dicono: «Siamo peggio del Veneto». Sulle tv nazionali però nessuno ne parla. Ieri la prima ad arrivare a raccogliere il grido di disperazione delle decine di aziende agricole e zootecniche che si sono viste spazzare via in una sola notte tutto quello che dava loro da campare, è stata Rosa Gentile. La gestione dell’emergenza, almeno a livello politico, è oggi affidata a due donne. L’altra e Vilma Mazzocco, una bella prova pure per lei, impegnata con la collega delle Infrastrutture a fare la conta dei danni in agricoltura. De Filippo lo ammette da subito, gli è bastato un sopralluogo: «La Regione fa il possibile, ma da soli non ce la facciamo». Servono soldi, molti soldi e possibilmente subito. Solo a Matera città, dove qualche famiglia ha passato la notte in auto, si contano 16 milioni di euro di danni. E tra Bernalda e Metaponto, dove tutto è sott’acqua? Quanti ne serviranno? A Ferrandina non una, ma due frane minacciano i centri abitati. Le famiglie sono già state sfollate, a coordinare le operazioni ci sono i sindaci, ma pure i carabinieri, qualcuno lamenta l’assenza della Protezione civile. Sul banco dell’accusa due nobili imputati: Anas e Consorzio di bonifica. Dalla politica e l’associazionismo gli strali si sprecano. Sulla strada che divide in due la regione, spezzata e solo miracolosamente mancata assassina, la Procura di Matera potrebbe aprire un’indagine per disastro colposo. Già, un’inchiesta che miri a trovare i responsabili del cedimento di uno dei diciotto piloni che ora la piega in due. Se da Potenza si vuol raggiungere Matera e viceversa non c’è altra maniera che bypassare la Basentana fratturata col percorso alternativo. Si imbocca la ex strada statale 7 e si prega il Signore che non venga giù qualche altra frana. Più laicamente i senatori del Pd chiedono che di questo disastro ambientale il governo riferisca in aula. Mentre il presidente della Regione Veneto Luca Zaia telefona al governatore: «I veneti sono pronti a intervenire». Il prefetto di Matera chiede l’intervento dell’esercito, la situazione appare “enorme” anche ai più navigati. E qualcuno rimpiange la caserma Lucania: in 400 sarebbero stati già pronti a dare una mano.
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