2 minuti per la lettura
Si annuncia un 2020 drammatico per il settore wedding che, secondo impresari, fotografi, musicisti e ristoratori, «è un malato di covid-19 che nessuno ha pensato di curare».
A Napoli, ma non solo, il settore raggiunge il clou proprio tra maggio e giugno, non solo con i matrimoni ma anche con comunioni e cresime che, all’ombra del Vesuvio, assumono tutti i connotati dell’evento nuziale. Con la pandemia, il settore, che in Campania dà lavoro a migliaia di famiglie, è praticamente al collasso: soldi investiti «a vuoto» e capitali fermi, come le attrezzature usate per rendere indimenticabile le nozze di una coppia.
Le disdette fioccano, e le ripercussioni nel settore si avvertiranno anche negli anni a venire. «Non sappiamo nulla di preciso – dichiara Michele Belvedere, noto fotografo – sono sospese cerimonie ed eventi, i riti religiosi sono ridotti ai familiari più stretti. Le coppie hanno aspettato anni per realizzare il loro sogno e non vogliono pochi ospiti anche perché, così facendo, i ristoranti dovrebbero ridurre i coperti con la conseguente riduzione del loro guadagno. In questo modo i ricavi non consentiranno di coprire le spese. Una tragedia».
A Belvedere gli fa eco il violinista Ferdi Bairami, anche lui travolto dall’emergenza sanitaria da coronavirus: «Noi siamo percepiti come un lusso, – tuona il musicista – ci sono saltati tutti gli impegni. Ovviamente al primo posto c’è la salute però ritenia – mo di avere diritto a un aiuto concreto. I lavoratori del settore sono uomini e donne che con le cerimonie mantengono migliaia di famiglie. Persone che oggi non sanno come fare e vedono la ripresa ancora molto lontana».
Dello stesso tenore anche le parole dello showman Massimo Cannizzaro: «Opero nel settore artistico ormai da anni e direi a tutto tondo. Al di là del mio impegno artistico tra teatri e locali, infatti, da un due anni gestisco un locale mio. Vi lascio quindi immaginare lo stato di sconforto per questa situazione che sembra non avere sbocchi». «Il mio parere – prosegue Cannizzaro – è che le istituzioni dovrebbero provvedere a sostenere l’in – dotto che tra cerimonie e food è ormai in ginocchio. In particolar modo c’è bisogno di sostegno per il mondo del wedding che si è visto crollare il mondo addosso: in pratica siamo un malato che nessuno ha pensato di curare ».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA