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di FRANCO BARTUCCI
Tutto è successo nella giornata di venerdì 18 febbraio. Mentre il governo approva a maggioranza il decreto, con il voto contrario dei ministri Bossi e Calderoli, con l’assenza del ministro degli Interni Maroni, che stabilisce il prossimo 17 marzo “festa nazionale per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia”, in serata, nella trasmissione “Otto e mezzo”, condotta da Lilly Gruber su La 7, il parlamentare leghista Borghezio esordisce, in apertura della discussione, inneggiando alla Padania e dichiarando al contrario, per quel comprensorio territoriale del Nord Italia, una giornata di lutto. È una risposta anche al grande trionfo e “lezione magistrale” svolta la sera prima dal grande Benigni, sull’Unità d’Italia, durante il Festival di San Remo. Basta, la misura è colma ed è tempo che il Sud, la Calabria, reagisca rispondendo, alle parole prive di significato e pensieri storici appositamente costruiti in ragioni di parte a sostegno e difesa degli interessi economici e politici del Nord, con pensieri insiti nel carattere, nella intelligenza e nel cuore della gente comune del Sud e di noi calabresi, esplicitati attraverso la padronanza del linguaggio e dei sentimenti con al centro il senso di appartenenza, con spirito di donazione e solidarietà, ricca del valore dell’amore, sintesi della carità, testimoniata e vissuta dal nostro san Francesco di Paola. Alla cultura e all’azione egoistica ed egocentrica proclamata dai leghisti del nostro Paese, a tutela del loro benessere economico e sociale accentrato nei confini della cosiddetta Padania, il Sud e la Calabria devono rispondere con altrettanta fermezza proclamando una civiltà superiore dettata dai sentimenti del cuore che ha nell’amore e nella solidarietà la forza vincente per dare un senso di unità, equilibrio morale e benessere economico a questo Paese che merita serenità, giustizia e pace condivisi in forma diffusa. Una ragione in più per celebrare degnamente la ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, fortemente voluta dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, come dagli innumerevoli cittadini italiani fortificati dal senso della storia e dell’appartenenza a tale valore territoriale, morale e culturale; ma soprattutto per sconfiggere il “pensiero della perdita economica a cagione della festa nazionale”. Alla rivendicazione di perdita economica enunciata dai politici leghisti e dalla dirigenza di Confindustria si deve rispondere, da uomini e donne del Sud, con l’impegno e la promessa di essere tutti il 18 marzo sul posto di lavoro per dare maggiore compiutezza ai festeggiamenti. Che parta dalla Calabria e dal Sud una nuova rivendicazione responsabile e una riconquista reale dell’Unità d’Italia messa in crisi da una minoranza di cittadini e da una politica impregnata da interessi di parte non conforme alla gestione equa del Paese, sebbene propugnatori di un federalismo fiscale, non consone certamente allo spirito solidale e sussidiario pensato dai padri della Costituzione italiana per superare e vincere le condizioni di disparità economica e sociale tra Sud e Nord. L’avvento del presidente Berlusconi, per i ben noti motivi conflittuali creatisi, prima della sua discesa in campo e durante i suoi mandati governativi, con gli organi istituzionali e della Giustizia in particolare, ha creato nel Paese una situazione di “stanchezza” nel rapporto di convivenza civile all’interno stesso della società italiana, letteralmente spaccata su posizioni contrastanti: “innocentisti” e “colpevolisti”. A tutto questo è tempo di dire basta e nel rispetto dell’appello di Roberto Benigni, durante la sua lezione di Sanremo, occorre dare come società sana una risposta “viva” e “matura”: “svegliamoci” dal torpore dei sensi recuperando la “serenità d’animo” con la partecipazione attiva alla costruzione di una nuova comunità, di un popolo in cammino verso una democrazia reale e non fittizia messa a rischio dal conflitto perenne del capo del governo con gli organi giudiziari, dalla minaccia separatista dei leghisti che non temono di contrapporre a noi Italiani una Padania fittizia e immaginaria. Con ciò intendiamo avanzare una richiesta ben precisa e diciamo basta al trionfalismo della bandiera padana, quale simbolo territoriale e geografico di più regioni del Nord Italia; basta alle camicie, cravatte, fazzoletti e coccarde verdi messi in mostra nelle aule del Parlamento italiano e durante le cerimonie ufficiali, come nelle trasmissioni televisive, in occasione di vari dibattiti e spettacoli di intrattenimento a estensione nazionale. Cominciamo noi calabresi, gente del Sud, a farci sentire e a pretendere rispetto riaffermando il principio dell’Unità del nostro Paese, rivolgendo un appello a tutti i nostri corregionali residenti in quelle regioni del Nord del Paese a essere “uniti” nel bene in un rapporto stretto di fratellanza per una lotta di democrazia, libertà, benessere economico, sociale e civile. Vogliamo un Paese che abbia il coraggio di saper vivere non sugli slogan, ma sulle cose concrete, semplici e genuine che fanno di noi tutti degli esseri umani affrancati dalla schiavitù dei pensieri affaristici e peccaminosi, dalla dipendenza e dai vincoli degli interessi politici, per mostrare al mondo una Nazione e un Paese che nel suo 150° anniversario di vita proclama e rinnova il patto di Unità nella consapevolezza di aver trovato nuovi stimoli per adempiere e dare risposte concrete ai sogni di coloro che hanno lottato, si sono sacrificati con la morte e vinto le “battaglie della vita” in un Paese libero e umile. Facciamo in modo che da qui in avanti e fino al prossimo 17 marzo, giorno della proclamazione dell’Unità del Paese, la nostra vita abbia questa nuova consapevolezza non avendo paura di manifestarla e proclamarla con forza, pretendendo dai nostri parlamentari e forze politiche che fanno parte di questo scellerato accordo di governo nazionale di mostrare e far sentire il loro peso in difesa di tale principio. Altrimenti tutto rientra nella vacuità delle cose, mentre bisogna, invece, essere seri e coerenti nell’espressione e nella testimonianza dei valori e dei comportamenti.
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