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MATERA – Tra qualche giorno presenterà a Napoli il suo ultimo libro, la “Biografia completa di Carlo Rosselli” edita da Baldini & Castoldi.
Prima, però, Nicola Tranfaglia ha illustrato a Matera, invitato dal centro Carlo Levi, il ruolo dell’Europa nella creazione della coscienza storica degli italiani. Un’occasione che conferma, ancora una volta il lungo e proficuo
lavoro dell’associazione nella tutela e valorizzazione della memoria storica delle comunità. Sono ore nelle quali il 150esimo anniversario dell’Unità
d’Italia è al centro dello scontro politico.
Secondo Tranfaglia, uno dei momenti meno edificanti di questo Paese.
Avrebbe mai immaginato un anniversario così movimentato e polemico per le celebrazioni?
«Più che movimentato direi con una parte della maggioranza attuale contraria a questi 150 anni e con una formulazione del decreto che non mi convince perché si parla di una festa nazionale che dura solo un anno. E’assurdo; a Parigi la
festa nazionale della Pastiglia, dura dal 1789. Quello che invece accade in Italia mi sembra una concessione sbagliata alla Lega Nord».
Come giudica le dichiarazioni del ministro Calderoli che definisce il decreto incostituzionale?
«E’un atto fatto a favore della Lega nord, diventato l’unico alleato di cui si fida la maggioranza. Credo sia un fatto mortificante per gli italiani».
Il vero problema è la bega interna al governo o al Paese manca la consapevolezza della propria storia?
«Viviamo una profonda crisi morale, culturale e politica, ormai da molto tempo. Siamo governati da un leader populista che non si comporta come un leader democratico con conseguenze che vediamo da tempo. Ogni volta che avrò la ossibilità di scrivere e parlare, dirò con chiarezza che se non ci conosce
quello che è successo, non si può andare avanti».
Il ruolo della televisione è stato in passato quello di alfabetizzare gli italiani del periodo post-bellico. Oggi sembra quasi che debba svolgere lo stesso compito per la cultura storica, usando ad esempio Roberto Benigni che spiega a Sanremo l’inno di Mameli…
«E’ paradossale che l’Italia, un Paese che possiede il 70 per cento del patrimonio storico e artistico di tutto il mondo debba affidarsi a un comico per
raccontare quello che è successo nella storia. Questa maggioranza non vuole che personaggi come me e altri storici, che hanno trascorso tutta la vita a insegnare la storia contemporanea, abbiano la possibilità di parlare. Quando la Rai mi intervista e lo fa spesso, poi mi manda in onda a mezzanotte quasi come se avesse paura di quello che dico. Io cerco solo di parlare della nostra storia perché ho trascorso la mia vita negli archivi e nelle biblioteche per scrivere e raccontare. Non possiamo usare la tv come unico strumento di insegnamento.
Ci sono le scuole, le università; se questa maggioranza le trattasse meglio, potremmo insegnare agli italiani cosa sono stati questi 150 anni. Spesso parlo con i giovani ma devono farlo le persone che hanno gli strumenti adatti. Benigni è un grande artista ed è divertente sentirlo parlare, ma quella non è la storia».
Lei parla di maggioranza, ma l’opposizione che ruolo ha?
«E’ silenziosa, non mi pare faccia nulla. Il silenzio dipende dal fatto che l’opposizione, anziché preparare una piattaforma chiara per gli italiani da
contrapporre a quella di Berlusconi, passa il tempo a stabilire come, e con chi allearsi».
Come giudica il dibattito di queste ore sulla candidatura di Rosy Bindi?«Mi sembra precoce; non sappiamo ancora quale sarà la coalizione che sceglierà Berlusconi. Ho la massima stima di Rosy Bindi, ma non è questo il
momento. Il centrosinistra deve stabilire su quali problemi vuole insistere per convincere gli italiani a votare per lei. Il resto verrà dopo».
Oltre che della Festa nazionale, il Consiglio dei ministri ha parlato anche di riforma costituzionale della giustizia. Subito dopo Berlusconi ha sottolineato che è arrivato il momento di accelerare su alcuni passaggi, a cominciare dalla legge sulle intercettazioni.
«Il presidente del Consiglio è in grave difficoltà. Posso prevedere che nel giro di qualche mese andremo a votare. Lui fa tutto per cercare di sottrarsi al giudizio dei magistrati e pere cercare di convincere gli italiani, attraverso le televisioni a votare per lui. Gli elettori per tre volte lo hanno scelto, spero
che questa volta cambino».
Cosa farà il 17 marzo?
«Il 15 marzo il presidente della Provincia di Roma mi ha invitato a parlare dei 150 anni dell’Unità d’Italia, il giorno dopo lo farò in uno dei più grandi licei di Roma. Il 17 onorerò al meglio questa festa».
Antonella Ciervo
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