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E’ stata formalmente chiusa l’inchiesta che vede indagato l’ex consigliere regionale Santi Zappalà, altri politici candidati alle elezioni del 2010 (ma non eletti) ed alcuni presunti appartenenti alla cosca Pelle di San Luca, accusati di voto di scambio. Sono otto le persone a cui è stata notificata la conclusione indagine che porta la firma del procuratore Giuseppe Pignatone, degli aggiunti Nicola Gratteri e Michele Prestipino, e del sostituto Giovanni Musarò.
Otto persone che allo stato sono detenute, che avranno accesso agli atti e potranno, entro 20 giorni, farsi interrogare, produrre memorie e indagini difensive. Per Santi Zappalà il reato contestato è quello di corruzione elettorale. Non è infatti più contemplata, almeno in questa parte dell’indagine, l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, che originariamente era stata formulata al momento dell’arresto. Reato contro il quale si era espresso il Tribunale del Libertà, a seguito del ricorso dei suoi legali, Francesco Albanese e Tonino Curatola. Restano in piedi l’accusa secondo cui l’allora candidato consigliere regionale del Pdl si sarebbe recato a casa del boss Giuseppe Pelle a cui, «in cambio di un consistente pacchetto di voti», avrebbe promesso «una corsia preferenziale a favore delle imprese di riferimento della cosca» e «il trasferimento in istituti penitenziari calabresi di Salvatore Pelle, altro elemento di vertice della cosca, detenuto a Roma». Oltre a Zappalà la conclusione indagini riguarda anche Liliana Aiello, Filippo Iaria, Giuseppe Mesiani Mazzacuva, Pietro Antonio Nucera, Giuseppe Pelle, Francesco Iaria e Mario Versaci. Nel dettaglio Filippo Iaria, Mesiani Mazzacuva, Nucera e Versaci, sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, quali appartenenti alla cosca Pelle. Mazzacuva sarebbe stato l’uomo che mise in contatto Pelle e Zappalà, non chè uno dei protagonisti del negoziato che ci sarebbe stato tra il politico ed il mafioso. Pietro Antonio Nucera, dal canto suo, da appartenete al clan, si era proposto «quale candidato di riferimento della cosca Pelle», mettendo «a disposizione del clan stesso le sue competenze mediche in particolare per l’eventuale cura di latitanti». Particolare il ruolo di Versace indicato come personaggio che partecipava «ai summit nel corso dei quali veniva definita la strategia che l’organizzazione avrebbe dovuto adottare in occasione di consultazioni elettorali future». Indagini concluse anche per Francesco Iaria, anch’esso candidato alle regionali 2010, che per ottenere i voti della cosca promise al boss Pelle l’esecuzione di lavori in sub appalto e la possibilità di ottenere finanziamenti bancari a condizioni vantaggiose». Simile la posizione di un altra aspirante consigliere regionale. E cioè Liliana Aiello, la quale pur non promettendo nulla di specifico, in cambio dei voti «si era detta disponibile a “stima, riconoscenza amicizia e tutto”». A Pelle viene invece contestato il fatto di aver accettato quelle promesse, per trarre vantaggi in favore della cosca di cui è ritenuto uno dei capi indiscussi. Tutti episodi emersi nel corso dell’inchiesta “Reale” e che furono resi noti all’indomani dell’operazione del Ros e della Compagnia dei Carabinieri di Reggio che portò all’arresto di una decina di persone e dell’iscrizione sul registro degli indagati di altrettante.
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