Francesco Dimona
3 minuti per la letturaMATERA – È il fattore tempo, l’elemento determinante nel decorso dell’infezione da Covid-19. Una verità scientifica, sostenuta da autorevoli infettivologi e confermata da chi ogni giorno osserva l’evoluzione dello stato di salute dei malati.
Uno di loro, i cosiddetti medici in prima linea, è certamente Francesco Dimona, direttore dell’Unità operativa complessa di Rianimazione presso l’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera, dove ad oggi ci sono tre pazienti ricoverati per l’estrema conseguenza del Covid, «tutti in condizioni molto serie», come ci conferma Dimona.
Il Quotidiano ha interpellato questo medico in prima linea, per capire cosa si sa oggi della malattia, e quale sia la risposta sanitaria auspicabile nei prossimi mesi, per evitare o quantomeno prevenire ulteriori complicanze e decessi. Innanzitutto bisogna sfatare il mito che il Covid colpisce solo i polmoni: «Si tratta di un’infezione particolare e complessa da trattare -spiega Dimona- perchè nel suo stadio avanzato determina una cascata citochinica che colpisce l’Endotelio, ovvero il sistema profondo di vasi sanguigni ed arterie, che trasportano il sangue, quindi anche il virus, in tutti gli organi. In prima battuta i polmoni, interessati dalla nota polmonite interstiziale, ma noi abbiamo avuto anche casi di compromissione cardiaca, cerebrale, dei reni, del fegato e persino dell’intestino. Studi recenti spiegano che, se la malattia viene presa nella sua fase iniziale e con farmaci circostanziati, si riducono di molto i rischi di complicanze. Tra l’altro -rimarca Dimona- si parla di medicine semplici ed a bassissimo costo, come l’Idrossiclorichina o l’eparina a basso peso molecolare. Quindi, sappiamo che il decorso dell’infezione da Covid ha tre fasi piuttosto semplici da individuare (anche se la tempistica di passaggio da una fase all’altra resta variabile da soggetto a soggetto ndr): Si parte dalla banale febbre da raffreddamento, molto simile all’influenza di stagione; proprio in questo momento sarebbe auspicabile intervenire con le prime cure -rimarca Dimona- per ridurre al minimo i rischi. Quindi anche con un antivirale da somministrare a domicilio».
Su questo discorso si innestano però due fattori: da un lato l’intempestività dei famigerati tamponi, che in molti casi vengono praticati solo alla comparsa dei sintomi rivelatori della malattia; poi c’è l’autodiagnosi del paziente, che spesso anche su consiglio del proprio medico di famiglia (come del resto prevede il protocollo stesso), attende qualche giorno per escludere si tratti di una normale influenza di stagione. Così molto spesso, anche in Basilicata, si è arrivati inevitabilmente a quella che Dimona definisce la fase 2, ovvero la comparsa della cosiddetta cascata citochinica, «questa -spiega il direttore della Rianimazione materana- determina subito le complicanze polmonari, quindi la dispnea e l’ipossia. L’ulteriore complicazione porta alla fase 3, quando il virus penetra nell’Endotelio, e da lì in tutti gli organi determinando un pesante stato infiammatorio con la formazione dei trombi e la possibile compromissione degli organi».
Quindi, l’ideale sarebbe intervenire nella fase 1, o al più all’inizio della fase 2; ma quando si arriva nella fase 3, si aprono ormai le porte della Pneumologia e della Terapia intensiva, con conseguenze imprevedibili. «In futuro -prosegue Dimona- bisognerebbe sbloccare gli investimenti sanitari, per canalizzarli sulla Medicina territoriale, che consente interventi più rapidi su ogni tipo di patologia». Anche nel caso del Covid, infatti, solo l’efficace e rapida risposta del medico di prossimità al paziente, può determinare l’intervento già dalla fase 1. Un’ultima domanda al dottor Dimona è sulla maggiore incidenza dell’infezione sulla popolazione maschile: «Nella provincia di Matera questo dato non si è potuto osservare -ci ha spiegato il direttore della Rianimazione- perchè abbiamo avuto un 50% di casi di maschi e l’altro 50 di donne, ma è un fenomeno osservabile su scala generale. Una spiegazione scientifica ancora non c’è, studi recenti ipotizzano una più frequente localizzazione del virus nei testicoli; da qui la probabile maggiore incidenza nell’uomo». Insomma, per combattere il Covid in modo efficace, occorre che il paziente faccia suonare subito l’allarme già dai primi sintomi, poi è necessaria la tempestività del tampone e delle prime cure farmacologiche.
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