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Sarebbe stato un satellite a far scattare l’inchiesta della Procura di Reggio Calabria, nella quale sono indagate 22 persone, attraverso la visione di alcune foto su un normale sito di consultazione di mappe satellitari, «Bing Maps».
I carabinieri hanno scoperto in che modo veniva riempito un intero vallone con rifiuti provenienti da demolizioni edili, modificando l’assetto del territorio e creando rischi idrogeologici. I militari nell’ambito dell’operazione denominata appunto “Terrazzamento”, hanno sequestrato tre società operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti, il bar ristorante interno all’aeroporto di Reggio Calabria, che farebbe parte delle proprietà di una delle società coinvolte, e ancora i mezzi di proprietà di 16 aziende diverse. Il tutto per un valore di sette milioni di euro.
I carabinieri del Comando provinciale e quelli del Noe si sono accorti che in una delle foto si vedeva un camion scaricare materiale edile in un vallone in un terreno di proprietà della ditta Eko Mrf. Proseguendo gli accertamenti, gli investigatori hanno scoperto che l’amministratore della società, Bruno Martino, nel 2005 aveva presentato una dichiarazione di inizio attività per la realizzazione di terrazzamenti da destinare a uliveti. Ma degli ulivi, i carabinieri non hanno trovato neanche l’ombra.
I militari hanno quindi deciso di compiere sopralluoghi sull’area ed hanno potuto constatare direttamente che dal terreno fuoriuscivano rifiuti speciali non pericolosi da demolizione quali parti di pilastri in cemento, reti plastiche impiegate sui cantieri, residui bituminosi, legnami.
Accertata l’esistenza della discarica abusiva, le indagini sono andate avanti ed hanno portato alla scoperta di una serie di irregolarità nella gestione ed il trasporto di rifiuti verso la Eko Mrf. Da qui l’informativa alla procura che, ieri, ha portato al sequestro del patrimonio mobiliare ed immobiliare delle società Idroterm, Iroterm srl (di cui fa parte il bar ristorante dell’aeroporto) ed Eko Mrf, oltre a 21 mezzi di proprietà di 16 distinte aziende operanti a Reggio Calabria che conferivano i rifiuti alla Eko Mrf, conti correnti e altri beni facenti capo alle stesse società. I reati contestati, a vario titolo, ai 22 indagati sono realizzazione di discarica abusiva di rifiuti speciali non pericolosi in un territorio in cui vige lo Stato di emergenza nel settore dei rifiuti; traffico di rifiuti, realizzazione di lavori di terrazzamento di terreni a scopo agricolo in assenza dei prescritti titoli autorizzativi e gestione e trasporto non autorizzati di rifiuti speciali non pericolosi.
Gli inquirenti hanno deciso di tenere un certo riservo sulle 22 persone a cui in queste ore si stanno notificando gli avvisi di garanzia. Di certo c’è che uno di essi è Bruno Martino, titolare delle tre imprese poste sotto sequestro e personaggio attorno a cui ruota gran parte dell’indagine del pm Sara Ombra, che porta anche la firma del Procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza. Gli altri nomi potrebbero coincidere con i titolari delle società a cui sono stati fermati i camion e forse anche alcune persone indicate come “produttori” dei rifiuti, a cui per legge va contestato il mancato controllo del buon esisto dello smaltimento.
Ovviamente
ci sono responsabilità
diverse, ed oviamnte
ognuno sarà
chiamato a rispondere
delle proprie.
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