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di ALFONSO LORELLI
Molta confusione sotto il cielo ma la situazione non è eccellente. Dopo la vittoria di G. Pisapia nelle primarie di centro-sinistra per la scelta del candidato a sindaco di Milano, dopo le ripetute afffermazioni di Vendola nelle primarie e poi nelle elezioni regionali pugliesi, dopo quello che è successo a Napoli con la discussa vittoria del già discusso europarlamentare Cozzolino, all’interno del centrosinistra sta ritornando il dibattito intorno a questo tipo di consultazione preelettorale vincolante per la scelta dei candidati da contrapporre a quelli del centrodestra. Ma il dibattito è privo di chiarezza perché viziato dalla sindrome della sconfitta o della vittoria dei candidati di partito e non pone sul tappeto tutti i gravi problemi che questo metodo di selezione delle candidature porta con sé in un paese come il nostro. Il problema invece andrebbe affrontato “scientificamente”, al di là del desiderio delle diverse forze politiche di imporre la propria “egemonia” nella scelta del candidato. Il sistema delle primarie, che io ritengo di difficile applicazione al sistema politico italiano, lungi dal dare ossigeno alla democrazia, può diventare pernicioso se viene ridotto ad una specie di sistema newtoniano della politica di centro-sinistra, dove al centro del sistema resta fisso il partito maggiore ed intorno ad esso devono ruotare pianeti e pianetini chiamati a far da cornice al partito-guida. 2- Una quindicina di anni alcuni studiosi di diritto pubblico e costituzionale ( Guerino d’Ignazio, Giovanni Moschella, Ezio Marra, Albino Saccomanno, Enrico Caterini, Alfonso Lorelli, Alessandro Mazzitelli, Saverio Regato, Tullio Romita), coordinati dal prof. Silvio Gambino preside della facoltà di Scienze politiche dell’UNICAL, pubblicarono, per Rubbettino editore, uno studio collettaneo su “Elezioni primarie e rappresentanza politica”. La lettura di quel libro potrebbe ritornare molto utile a tutti coloro che vogliono riflettere seriamente ed a ragion veduta sul sistema delle primarie per capire meglio tutte le difficoltà che l’adozione di quel modello porta con sé, in una realtà politica complessa come quella italiana le cui peculiarità affondano le radici nella nostra storia antica e recente, ed in quella dell’intera Europa. Non è certo un caso se questo sistema delle primarie non è praticato in nessuno Stato europeo, dove esistono storie e tradizioni politiche, culturali, costituzionali che partono da Pericle e da Platone ed attraversano 2.500 anni di storia del pensiero occidentale. In quel volume gli autori hanno trattato i diversi problemi connessi e conseguenti all’eventuale introduzione nel nostro difficile e sofisticato sistema politico-istituzionale, di una procedura di selezione delle candidature “copiata” dagli Stati Uniti d’America dove essa viene praticata per l’elezione della Casa Bianca, del Congresso e delle cariche elettive locali nei diversi stati dell’Unione. Il libro, espressione di opinioni diverse, non offre soluzioni definitive o definitorie, è aporetico, pone problemi e dubbi, molti dei quali si presentano nel dibattito odierno. 3- Negli Usa le primarie, introdotte all’inizio del novecento, sono funzionali al “bipartitsmo della somoglianza” dove i due partiti,democratico e repubblicano, sostanzialmente si somigliano per progettualità politica e per rappresentatività di ceti e classi sociali. In Italia non c’è, non può esistere, non è auspicabile che nasca, non può essere costruito artificiosamente un bipartitismo della somiglianza. La loro introduzione nel nostro paese è figlia spuria del crollo dei partiti di massa e del conseguente cambiamento, sostanziale ma non formale, apportato alla Costituzione mediante leggi ordinarie. Nella Costituzione sono previsti organi politici collegiali di decisione e di governo (Parlamento, Consigli) che eleggono al loro interno gli esecutivi ed i loro presidenti. Negli ultimi venti anni, invece, il potere decisionale e di governo si è sempre più verticalizzato e ricondotto ai leader ed al loro carisma costruito attraverso meccanismi di formazione del consenso affidati esenzialmente ai “media” ed alla Tv in primis. Le leggi elettorali, di dubbia costituzionalità, che prevedono il nome del candidato-leader sulle schede, conferiscono di fatto un potere carismatico e plebiscitario considerato nocivo dai nostri padri costituenti. 4- Le primarie, teoricamente ed ottimisticamente, dovrebbero: a) selezionare il candidato migliore, più gradito agli elettori e più capace di battere il candidato avversario; b) stimolare la partecipazione della così detta società civile, di cittadini non iscritti al partito o ai partiti della coalizione che si collocano dentro un’area politico-culturale più o meno omogenea; c) eliminare o almeno ridurre i condizionamenti degli apparati, in primis di quello del partito maggiore, ove si tratti di primarie di coalizione. d) favorire le condizioni di eguaglianza tra tutti i candidati e la libertà nelle candidature. Si pongono perciò diversi problemi ancora non risolti nelle primarie “all’italiana” che sono, principalmente ma non solo, quelli relativi all’elettorato attivo e passivo ed alle modalità di votazione. 5- Le primarie possono essere “chiuse” o “aperte”. Le prime, ove applicate alla situazione italiana, non sarebbero delle vere e proprie primarie bensì delle consultazioni interne ai partiti; l’elettorato attivo e passivo lo eserciterebbero soltanto gli iscritti ed il partito regolamenterebbe lo svolgimento della consultazione. Sotto diverse forme questo avveniva già nei partiti, grandi e piccoli, della sinistra italiana. Le primarie aperte, che consentono la partecipazione anche a soggetti singoli non iscritti al partito o ai partiti che indicono la consultazione, se non vengono rigidamente regolamentate creano confusione, inquinamento del voto, egemonia degli apparati e conseguente rifiuto della società civile a partecipare al rito pseudo-democratico. Nelle primarie aperte chiunque può chiedere di votare dichiarando una pretesa o reale appartenenza all’area politica omogenea che indice la consultazione; e poiché oggi, in Italia, queste consultazioni non sono obbligatorie ed istituzionalizzate per tutte le coalizioni partecipanti al voto e non sono controllate da un’autorità terza, anche elettori di diversa area politica possono votare alle primarie del centro-sinistra, magari chiedendo la pre-iscrizione nel registro degli elettori e versando l’obolo richiesto. Da ciò il pericolo che gruppi di pressione, lobby e mafie possono condizionare la scelta di questo o quell’altro candidato, specialmente nelle consultazioni locali. 6- A mio parere il sistema introdotto dal centro-sinistra è superficiale, improvvisato e confuso, non idoneo ad avviare un processo virtuoso di ritorno alla vita politica di quei milioni di uomini e donne, giovani principalmente, rifugiatisi nell’agnosticismo, nel pessimismo, nel qualunquismo. Se questa è la scommessa alla quale il centro-sinistra oggi è chiamato, al fine di ricostruire la democrazia vera sulle macerie del berlusconismo che l’ha minata dalle fondamenta, occorre pensare a sistemi di selezione dei migliori, oggi bistrattati e derisi, e non a primarie che blindano maggioranze intorno a candidati delle solite elites. Se non si segue un itinerario diverso, che potrà anche chiamarsi sistema delle primarie italiane, il tramonto senza aurora della sinistra italiana sarà veramente irreversibile.

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