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Il tentativo di agguato si è verificato ieri nel tardo pomeriggio, alla Marina di San Sostene, dove si trova la villa di Fiorito Procopio. Uno, due, tre, forse anche più i colpi sparati presumibilmente da un’arma automatica contro l’uomo che, a bordo della sua auto, una Fiat Sedici, intorno alle 19, stava rientrando a casa. Uno dei colpi ha raggiunto l’uomo al braccio sinistro, segno che chi ha sparato lo ha fatto dal lato del guidatore anche se non si esclude che qualcun altro, abbia potuto sparare dall’altro lato. Probabilmente è stato proprio il buio a salvare Procopio.
Eppure l’uomo ha continuato a percorrere qualche centinaio di metri: poi, evidentemente il dolore era troppo forte per proseguire e la sua auto ha finito la sua corsa contro un muro. Ed è proprio sulla Fiat, completamente ribaltata, che si sono concentrate per tutta la serata le indagini portate avanti dai carabinieri del Reparto Operativo del Comando provinciale e dei colleghi di Soverato coordinate dal sostituto procuratore Simona Rossi (anche se già oggi potrebbero passare alla Dda). Perché esaminando la vettura si potrà risalire al numero dei colpi esplosi, all’arma o alle armi usate e capire in quanti ieri pomeriggio hanno tentato di uccidere Fiorito Procopio. Trenta giorni di guarigione la prognosi dei sanitari dell’ospedale di Soverato dove l’uomo è stato trasportato nell’immediatezza, prima di essere trasferito al presidio sanitario “Pugliese Ciaccio” del capoluogo dove in serata è stato sottoposto ad un intervento chirurgico. L’uomo era stato coinvolto nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria denominata “Traffic” su presunti traffici internazionale di cocaina tra la Turchia e la Calabria insieme ad affiliati alla cosca Pesce: Fiorito Procopio era accusato di essere uno degli organizzatori, ma alla fine in carcere rimase solo per pochi mesi assolto e persino indennizzato dallo Stato.
Il 24 luglio scorso gli uccisero il figlio, Agostino Procopio (nel riquadro), centravanti della squadra del Davoli. In sella alla sua moto ebbe tuttavia la forza di rialzarsi, barcollando per alcuni metri ma all’ospedale di Soverato arrivò cadavere. Due, probabilmente i killer che attesero il giovane davanti casa scaricandogli addosso un fuoco incrociato non lasciandogli alcuno scampo. All’indomani del tentativo d’agguato nei confronti del presunto boss di Davoli (Cz), Fiorito Procopio, sono state effettuate perquisizioni domiciliari e gli esami stub nei confronti di soggetti che potrebbero essere coinvolti nella faida del Soveratese, nota come «Faida dei boschi», ma che punta in realtà al controllo di un territorio con imponenti flussi turistici e investimenti pubblici. Sempre nella serata di ieri, il presunto boss è stato trasportato all’ospedale di Catanzaro, dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico per l’estrazione dell’unico proiettile che lo ha attinto al braccio. Procopio è ora piantonato e le sue condizioni non destano preoccupazione.
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