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FERRANDINA – L’incidente rilevante c’è stato e l’inquinamento dei pozzi pure.
Geogastock se vorrà avviare lo stoccaggio di gas nelle contrade Serra Pizzuta e Cugno le Macine dovrà fare i conti con una criticità di non poco conto: la bonifica delle aree pozzo.
Ma la situazione, da quel che è emerso nel corso del convegno organizzato a Ferrandina dalle associazioni Ola, Ambiente e Legalità, Pensiero Attivo, è più intricata di quanto possa apparire. La società del gruppo Avelar, infatti, ancora non è titolare della concessione. Nè è responsabile dell’inquinamento pregresso. Il compito di ripulire i pozzi, dice la legge, è di Eni, titolare tutt’oggi della concessione per l’estrazione. Il passaggio di testimone potrà avvenire solo a ripristino dei luoghi effettuato. Ma, a quanto pare, Eni non pare avere molta fretta a riguardo. Su 14 pozzi ricadenti nel territorio di Ferrandina e Salandra, in base ai dati resi noti dall’Arpab, solo tre sono in linea con i parametri di legge. Per tutti gli altri, tra dicembre e gennaio, è stato presentato il progetto operativo di bonifica, compreso nei pozzi 33-34-35 in cui sono stati rilevati parametri alti di metalli pesanti e 36-37, risultati inquinati da idrocarburi. Sarà questa la ragione che ha sconsigliato all’Eni di essere presente al tavolo? Geogastock dal canto suo ha dichiarato la disponibilità a subentrare nella bonifica, a concessione avvenute. Ma le associazioni non si fidano. «L’esperienza delle dismissioni Eni in Valbasento insegna- ha ricordato Antonio Bavusi della Ola – Una volta abbandonato il territorio il rischio è che i terreni restino inquinati, perchè chi subentra non ha tutte le risorse necessarie per farsi carico di un danno non causato». Altro punto caldo rimane quello relativo al Piano della Qualità dell’aria. «E’ vero che Geogastock ha provveduto a certificare le proprie emissioni secondo i parametri della legislazione nazionale – afferma Anna Maria Dubla (Ambiente e Legalità) – ma a mancare è il limite di sostenibilità del territorio, sul quale, come è noto, insistono più insediamenti industriali ad altro impatto ambientale. E’ la somma che dà la compatibilità o meno». Ma i dubbi principali ricadono sul ruolo che la Regione Basilicata intende avere sull’affare dello stoccaggio. Nel corso del convegno, il dirigente della società Giancarlo Sartori ha fatto sapere che Geogastock intenderà avvalersi dell’esenzione del diritto di accesso a terzi. Cioè, in qualità di “magazzinieri” del gas, vorranno scegliersi gli operatori a cui consentire lo stoccaggio. Il rapporto di esclusiva, ad oggi, riguarda tre operatori. Uno locale. «Sarà la Sel (Società energetica lucana)? – si chiede la presidente di Ambiente e Legalità- E’ l’unica società “locale”, in possesso tra l’altro già di un accordo con Total e Eni. E’ sul ruolo di Sel che si sta concentrando la trattiva con Geogastock? Se così fosse – sottolinea- si spiega perchè la Regione abbandona al proprio destino i territori, per comportarsi come il peggiore degli speculatori privati. Se così è, si sappia che la battaglia dei territori va avanti anche a costo di arrivare ad uno scontro frontale».
Margherita Agata
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