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di Lucia Serino
Ma si celebra l’unità d’Italia o l’impero romano? Questo è stato, se non
detto, almeno immaginato dal comitato dei comitati di dotti, medici e
sapienti chiamati, per regione, a festeggiare i 150 anni del tricolore,
quando si sono trovati davanti al nome proposto dalla folta delegazione
lucana. Che ci farà Orazio, lucano illustre ma non di stretta attualità,
tra le celebrità territoriali portate nel singolar tenzone – un nome,
una regione – della parata dei fasti peninsulari? Essì che il professor
Mecca, fresco di pensione e di deferenti ossequi da parte dei suoi ex
allievi del liceo classico di Potenza, aveva già de-archiviato libelli,
traduzioni, metriche e studi del poeta latino forse immaginando di poter
persino dimostrare che non emulo di Alceo fu il nostro, ma ispirato
poeta di lembi gravidi di futuro aglianico.
Una bella, involontaria défaillance sulle date della storia nata dal
compensibile furore che lega i lucani al loro vate. Scartato dunque
Orazio, all’imperativo: «Dovete cambiare», chiesto dal comitato romano,
i lucani si sono concentrati su una nuova scelta. Con un po’ di ritardo.
Tutte le altre regioni d’Italia avevano colto per tempo che celebrare
l’unità d’Italia con un – diciamo così – testimonial, significava
sfogliare la storia dell’ultimo secolo e mezzo. Chi ha tenuto alto
il vessillo dei confini patrii negli ultimi 150 anni? La trottola si è
fermata di nuovo nel Vulture immaginando che il nome di Nitti potesse
essere ben speso….Nitti? Uhm…Un flash, un pensiero usa e getta, un
lumicino subito spento. Per una questione di cortesia. L’ossequio è una
virtù lucana: con la scelta del grande statista che ebbe casa ad
Acquafredda, Potenza sarebbe stata ingrata nei confronti del Grande
Vecchio vivente e lucidissimo. No, Nitti no. Uno sgarbo al senatore
Colombo che, ragazzo dell’Azione cattolica, nel ’46 a Nitti avrebbe dato
uno schiaffo elettorale. Per un Orazio troppo antico, non poteva andar
bene neppure un Nitti troppo moderno. E così si è arrivati al 31 gennaio
1981, ieri erano trent’anni, giorno della morte di Leonardo Sinisgalli
da Montemurro, contemporaneo di talento. Sarà lui, come anticipato dal
Quotidiano di domenica, il testimone delle nozze della Lucania con le
altre regioni d’Italia. Il caso (non proprio) ha voluto così.
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