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di CARLO GUCCIONE
Se chiude il porto di Gioia Tauro è come se chiudesse la Fiat a Mirafiori. Di ciò la classe politica calabrese e nazionale devono prendere urgentemente coscienza e farsene carico, aprendo una discussione ampia e serrata, per individuare modalità, proposte e possibilità immediate di intervento. Oggi il porto calabrese perde dieci milioni e mezzo di euro l’anno. Attraccare a Gioia Tauro costa, tutto compreso, il 25% in più di quanto si paga a Port Said in Egitto e il 500% in più di quanto si spende a Malta, due dei principali porti competitor di Gioia Tauro. In Calabria, in un’ora, si movimentano circa 22 container, a Port Said 30. L’accise applicata dall’Italia sui prodotti energetici usati nello scalo è di 0,423 euro al litro a fronte di un minimo stabilito dalla comunità europea di 0,021 euro al litro. Un’ora di lavoro di un operaio calabrese costa circa 22 euro mentre a Tangeri lo stesso lavoro viene pagato 3 euro e a Port Said 2. La somma di tutto questo, dicevamo, si traduce in 10,5 milioni di euro di perdita annua per la Contship, la società che gestisce il porto di Gioia Tauro. Per quanto tempo può reggere ancora questa situazione? L’unico sbocco per uscire dalla crisi in atto è quello di creare le condizioni per essere competitivi. Quando nel 1995 fu avviato il terminal container a Gioia Tauro si evidenziò il fatto che rispetto ad altri porti (tra gli altri quello di Malta, diretto rivale) quest’ultimo aveva una marcia in più in quanto era fisicamente legato all’Europa e quindi le merci sdoganate a Gioia Tauro si trovavano già fisicamente in Europa. Un vantaggio non da poco se si pensa anche alla posizione baricentrica che il porto calabrese aveva rispetto alle rotte internazionali (Canale di SUEZ- Stretto di Gibilterra). Una reale competitività del porto poteva reggersi solo su una strategia che puntava a fare di Gioia Tauro il “porto europeo” del Mediterraneo. La mancanza di una visione logistico-intermodale legata allo sviluppo del porto e le gravi responsabilità delle Ferrovie dello Stato, che di fatto hanno completamente abbandonato tutto il sud, hanno determinato una grave lacuna nella realizzazione di quei collegamenti ferroviari necessari che, trasferendo via treno i containers in Europa, avrebbero fatto certamente la differenza per lo scalo calabrese rispetto agli altri scali del Mediterraneo. In questi anni, inoltre, non si è stati in grado o, come sostiene qualcuno, non si è voluta sviluppare una adeguata concorrenza tra operatori portuali e marittimi, ed è noto a tutti che da quando la Maersk ha lasciato Gioia Tauro per andare a Port Said l’unico cliente rimasto è la MSC un monopolista che inevitabilmente oggi si permette di dettare condizioni. L’errore è stato commesso quando anche all’Evergreen, come ad altre società, è stata negata la possibilità di creare un secondo terminal in una parte dell’area portuale. Ciò ha fatto venire meno la possibilità di avere più terminalisti nella stessa area la cui concorrenza avrebbe certamente stimolato gli operatori, e nel caso di Evergreen, avrebbe evitato di spostare su Taranto parte dei traffici che approdavano a Gioia Tauro. . Con questa visione miope si è data la possibilità a Contship di poter gestire tre terminal portuali nello stesso Paese (La Spezia, Cagliari e Gioia Tauro) e soprattutto di avviare insieme a MSC (unico operatore di Gioia Tauro) la creazione del porto che oggi sta diventando uno dei massimi rivali di Gioia Tauro nel Mediterraneo: il Porto di Tanger Med. Quali possono essere, a questo punto, alcune possibili azioni tese a garantire il futuro del porto? Sicuramente bisogna ridurre i costi delle tasse, come avvenuto già lo scorso anno. Una misura, però, che da sola non basta. L’aiuto dello Stato può contribuire in un obiettivo temporale a richiamare l’attenzione sul Porto, ma è chiaramente necessario pensare ad una soluzione strutturale dei problemi con obiettivi a medio e lungo termine. La competitività di Gioia Tauro e la presenza di importanti operatori nel porto non si gioca solo sul costo del lavoro o sulle tasse di ancoraggio o le accise sui carburanti, si gioca anche sulle potenzialità che il Porto ha e su come mettere a frutto tali potenzialità che certamente distinguono Gioia Tauro da Porto Said e Tanger Med, rendendolo unico nel suo genere. A questo proposito occorre ripensare al rilancio di una linea ferroviaria dedicata a Gioia Tauro che consenta in una notte il trasferimento dei container, via treno, dalla Calabria al nord Europa. Quindi occorre riaprire le trattative con gli operatori marittimi e terminalisti e favorire l’arrivo a Gioia di altri operatori mondiali e approfondire quali siano state le reali motivazioni per cui la Maersk, che ha una quota della società Medcenter, ha lasciato lo scalo calabrese. E’ necessario avviare un confronto serrato con MSC e Contishp che stanno naturalmente “alzando il prezzo” ed in modo strumentale, danneggiando anche l’immagine del Porto, invocando, se necessario, la risoluzione della Concessione. E’, altresì, necessaria una verifica con i sindacati e le forze sociali per capire se effettivamente la denuncia dell’armatore Aponte, che sembrerebbe strumentale, sull’assenteismo e la riduzione delle presenze dei dipendenti del terminal è vera, e se così fosse, intervenire al fine di recuperare l’impegno anche dei lavoratori, impegno che si è dimostrato determinante allorché fu avviato il terminal container nel 1995. E’, inoltre, opportuno che si faccia un’attenta riflessione sulla necessità di avere nei posti chiave personale altamente specializzato e con alle spalle importanti esperienze professionali di settore, capace di gestire una situazione critica come quella che si è venuta a creare e soprattutto di avere quelle giuste caratteristiche e conoscenze del settore tali da riuscire ad attrarre investitori e operatori sul porto. Gioia Tauro è un porto solo posizionato fisicamente in Calabria ma non risponde a nessuna delle logiche locali. Anzi, all’opposto, risponde esclusivamente a logiche legate a processi che si sviluppano dall’altra parte del mondo in un contesto altamente globalizzato. Ciò non bisogna dimenticarlo mai.
*Consigliere regionale Pd
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