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Nino D’Agostino, nel 231611suo articolo, riepilogava le urgenze economiche che sarebbe opportuno fossero poste al centro del discusso seminario che Roberto Speranza ha organizzato per i massimi dirigenti del PD lucano in questo fine gennaio. Ma per definire quelle politiche di “medio periodo” auspicate e per poi gestirle efficacemente, Roberto Speranza non può bypassare a lungo la irrisolta questione della messa a punto della macchina partito di cui lui è alla guida. Senza rendere efficace questo strumento difficilmente si potranno creare le condizioni favorevoli a politiche lungimiranti in grado di andare oltre gli orizzonti dei singoli attori (su cui sembra invece -e vediamo con quali magri risultati- sembra essere tarata ogni scelta). Al momento la situazione è tutt’altro che confortante. Nulla più di questa nota (occhio alle date):“E’ convocata, d’intesa con il segretario provinciale, l’Assemblea Congressuale, in aggiornamento della seduta del 31 ottobre scorso, per il 9 gennaio 2011, alle ore 9.30 presso l’Hotel S. Domenico a Matera, con il seguente o.d.g.: Comunicazioni del Segretario, Elezione Organismi Dirigenti” può rendere in modo plastico lo scarto che c’è tra i tempi della politica (in questo caso il PD materano) e quelli della società, dei suoi problemi. Mesi per decidere se una direzione provinciale dovesse essere da 51 o 53 componenti e una Commissione di garanzia da 9 o 13. Organismi che non conteranno nulla e che, forse, saranno convocati qualche rara volta. Decine di persone chiamate nel capoluogo provinciale da ogni dove, di prima mattina, ad una riunione che è poi iniziata quasi a mezzogiorno per poi proseguire e chiudersi in gran fretta per l’incedere del pranzo domenicale. Roba da non crederci. Di una assurdità unica. Nel frattempo iniziativa politica pari a zero (tranne qualche incursione di Bellitti in talune sezione della provincia). Ma era davvero necessario perdere così tanto tempo per così poco? E’ giustificabile questa lunga empasse per la mera ratifica della conclamate presenza nel PD materano di 5 sottopartiti e la loro rappresentanza nella segretaria provinciale? Quesiti che posti nell’occasione, durante l’attesa ai presenti, compreso qualche dirigente di “peso”, hanno trovato concordi tutti nella risposta negativa. Ma se in tanti trasversalmente “scoprono” di pensarla allo stesso modo, nessuno riesce a spiegarsi quale arcano incantesimo porti a tollerare e a considerare “normali” queste sequenze così illogiche. Ad esempio perchè, nell’attesa che la montagna partorisse questo topolino, non sim sia messa in campo iniziativa politica almeno sui temi nazionali. Farlo poteva danneggiare qualcuno? Nella città dei sassi il PD è muto e fermo (solo qualche giorno fa si è dotato di una segreteria dal lontano congresso) mentre tutto intorno si muove velocemente e servirebbe una tensione culturale, politica e una mobilitazione straordinarie. Evidentemente l’impegno a fare di conto è troppo assorbente. Se così è occorre allora correre ai ripari. Suggeriamo di adottare quanto prima un “manuale Cencelli”, con formule matematiche magari trasferibili su un foglio exel, così da tradurre con un clik, subito in numerini certi il peso di ogni componente e le sue spettanze. Oplà e il gioco e fatto. Pensiamoci. Liberiamo, quindi, finalmente la mente e le poche energie in campo per concentrarle sulle cose serie. Sui problemi dei cittadini. Sulle questioni che D’Agostino ricordava. Questioni che non troveranno mai risposta adeguata con un partito siffatto, spesso in stand by e che si avvita su se stesso, incapace di coinvolgere, elaborare e portare a sintesi le questioni sul tappeto. Che non riesce ad indicare una linea d’orizzonte entro il quale collocare la soluzione dei problemi. Se c’è qualcuno che ha interesse a far diventare il PD un partito vero, all’altezza dei compiti che gli discendono dal peso che gli elettori, malgrado tutto e pazientemente, continuano a tributargli battesse un colpo molto forte. Bisogna smetterla con queste “sequenze illogiche” a cui si assiste da tempo a Matera e nell’intero PD lucano. I tempi lumaca, la elezione di segretari e segreterie di circolo (e via via salendo) che sembrano avere nella vita priorità di cui occuparsi diverse da quelle discendenti dal ruolo a cui si sono candidati. Gli sciagurati approcci alla formazione dei maggiori governi amministrativi delle ultime elezioni, con scelte spesso consumate in aperto conflitto con gli eletti. Con qualcosa che è stata, poi, faticosamente recuperata e altre che rimangono ferite aperte. Come questa giunta regionale sbiadita, che ha espunto da se la politica, chi ha ottenuto il consenso elettorale ed ha promosso (con una maggiore spesa annua di un milione di euro) trombati e figure estranee al centro sinistra. Un governo regionale che appare nettamente dominato da un onnipotente“Cesare-DeFilippo” che, oltretutto, parla singolarmente per bocca di un antagonista storico del centro sinistra lucano. Non parliamo, poi, della ridicola e tragica “missione” di salvezza e rinnovamento della politica che, incredibilmente, Speranza ebbe l’ardire di attribuire a questa compagine. Per carità. Sembra un secolo che si è votato ed invece è stato solo ieri. Circostanza che rende ancora più pesante il clima di sfiducia che si respira in giro. Circostanza che, però, consentirebbe a volerlo di riparare in tempo ai madornali errori compiuti e che per quanto ci riguarda abbiamo da subito sottolineato da queste colonne. Ma bisogna mettere a punto una macchina che al momento è in panne. C’è bisogna di forza collettiva e un senso di marcia condiviso diffusamente. Ai voglia, sennò, Bersani a lanciare da Roma campagne come “il Porta a Porta” di fine 2010 che sia a Matera che a Potenza nessuno ha visto. Vedremo cosa succederà, ora, con “Diecimila gazebo per raccogliere diecimilioni di firme”, la mobilitazione lanciata per portare anche fuori dal parlamento la richiesta di dimissioni del premier. Il PD lucano sembra essere privo dei recettori adatti a questi input e stupisce che esso venga spesso indicato dallo stesso Bersani come “modello”. Stando così le cose la “sequenza logica” che faticosamente a livello nazionale si vorrebbe correttamente affermare per la costruzione della strategia futura (programma, coalizione, scelta del leader) rischia di rimanere qui da noi argomento tabù persino per gli addetti ai lavori. Figuriamoci per gli iscritti e per gli elettori chiamati oramai “alle armi” solo in occasione di conte interne (congressi) ed elezioni. Una riflessione su tutto questo non guasterebbe.

Vito Bubbico

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