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di ALFONSO LORELLI
È convinzione ancestrale degli uomini già vecchi o prossimi ad esserlo, che fare sesso con donne giovani allontani la fine dell’esistenza; le vergini come elisir di lunga vita, proiezione dell’immortalità negata. E’ la rimozione della morte che incombe contrapponendole il suo contrario; la procreazione, che è creazione della vita, sentita come ritorno dell’animo verso la gioventù. Come se il possesso delle vergini potesse rallentare la velocità della morte che incombe. Il più banale e diffuso commento degli anziani alla vista di una prosperosa giovinetta che mette in mostra tutte le sue forme è quasi sempre lo stesso: «Questa si che mi farebbe ritornare indietro di vent’anni!». Secondo un’antica leggenda Minosse, re di Creta, figlio di Zeus, sposo di Pasifoe figlia del Sole, era padre di Androgeo, Arianna e Fedra. Quando Androgeo sbaragliò tutti gli avversari ai giochi delle Panatenee, per vendetta venne ucciso dal re attico Egeo. Minosse per vendicare il figlio fece guerra agli ateniesi, li vinse ed impose loro di inviargli ogni anno sette fanciulli e sette fanciulle delle più nobili famiglie da dare in godimento al Minotauro, figlio-mostro nato dall’unione di Pasifoe con un toro e sempre assatanato di sesso virginale (maschile e femminile; i greci non facevano distinzioni). Fu la vergine Arianna ad aiutare Teseo nell’impresa di entrare nel Labirinto, inestricabile dimora del mostro costruita da Dedalo. Ucciso il Minotauro Teseo portò con sé Arianna nell’isola di Dia, la possedette e poi l’abbandonò per andare alla ricerca di altre vergini ed altre imprese. Una variante di questa leggenda tramanda che le vergini ateniesi erano messe a disposizione di Minosse e non del Minotauro, per farne oggetto di annuali orgie propiziatorie; che la forza di Teseo derivava dall’amore con fanciulle vergini; che tutti gli eroi antichi derivavano la loro forza da giovani ed illibate schiave (dall’Iliade: Briseide e Criseide per Achille ed Agamennone). In tutto il mondo antico la divinità era collegata alla verginità che dava forza ed intelligenza. In onore di Atena, dea della sapienza, della vittoria e della fortuna, venne eretto il Partenone (da Parthenos/vergine), tempio simbolo della sapienza, della forza e della bellezza di Atene. Anche nell’antico Testamento la lunga vita è legata alla “potentia generandi”, alla unione di uomini anziani o vecchi con donne giovani ancora nella condizione di generare. “Adamo all’età di 130 anni generò un figlio che chiamò Set; e dopo aver generato Set visse ancora 800 anni e generò figli e figlie”.” Set all’età di 105 anni generò Enos, visse fino a 905 anni e generò figli e figlie.” “ Noè all’età di 500 anni generò Sem, Cam e Yafet.” e così via elencando (Genesi-V). La longevità, la quasi eternità, si esprime attraverso la procreazione con giovani donne. La creazione attraverso l’amore è la sola cosa che accomuna l’uomo a Dio, lo fa diventare creatore di vita come Dio, lo indica, lo congiunge a lui nel paradigma del godimento sublime dell’essere. Anche nei paradisi delle religioni non cristiane ricorre il mito dell’immortalità legato al godimento infinito ed eterno, alla eterna giovinezza. Le gioie del paradiso, anche nel Corano, sono plasticamente rappresentate con immagini di eterna giovinezza; frutta odorosa in abbondanza, acqua limpida, fanciulle dai grandi occhi neri ( Uri), tutto per la gioia dei martiri della fede. Sempre i despoti si sono circondati di harem, lupanari, luoghi di godimento della carne, oltre ogni immaginazione ed oltre ogni possibilità per i poveri mortali, affogando in essi la loro paura della morte, sia di quella naturale che di quella dei congiurati e dei sicari sempre pronti ad ucciderli. Più forte era il loro potere dispotico più forte la paura di doverlo lasciare, più intenso il desiderio di godimento e di lussuria. Tiranni, dittatori, papi crapuloni, principi, feudatari con il loro “ius primae noctis”, hanno sempre dominato e governato anche attraverso il processo di identificazione, essere la rappresentazione vivente dei sogni e delle aspirazioni nascoste ed impossibili dei sudditi. Una di esse è sempre stata l’ars amatoria, la libertà sessuale condannata ed impedita dalle leggi ma consentita al sovrano che è o crede di essere al di fuori delle leggi. Lorenzo il Magnifico amava circondarsi di giovinette fiorentine non ancora sbocciate, perché, diceva” quant’è bella giovinezza /chi vuol esser lieto sia/ del diman non v’è certezza.” mentre il suo contemporaneo papa Alessandro VI Borgia amava festini ed orge con puttane, “voci bianche” ed anche con la sua bella figliola Lucrezia. Mussolini lasciava sempre aperta la luce di notte nelle sue stanze di piazza Venezia affinché il popolo potesse credere che egli lavorava per il bene del paese o faceva l’amore con le sue amanti. Non era vero ma lui voleva che il popolo pensasse così; ambedue le cose suscitavano ammirazione, rafforzavano il suo consenso di massa. Il consenso di popoli incolti e rozzi non si ottiene attraverso la rappresentazione della virtù e della sapienza dei governanti ma attraverso la sublimazione dei loro vizi e nefandezze estreme, del loro porsi al fuori di ogni legge e di ogni morale, proprio come vorrebbe essere il suddito-schiavo. Anche B. appartiene a questa genia di uomini-despoti che usano il processo di identificazione come “instrumentum regni”. La loro vita quotidiana come paradigma, mito, sogno dei sudditi osannanti ai quali, quando non si possono dare migliori condizioni di vita si distribuiscono sogni. Quando la miseria cresce aumentano le lotterie, i “grandi fratelli”, le “eredità”, le cosce al vento, i bunga-bunga. Probabilmente B., come tutti gli anziani della sua età, può fare l’amore non più di una volta a settimana, pur con tutti i supporti artificiali; ma far credere che sia un mandrillo capace di soddisfare tante giovani donne nella stessa nottata significa proiettare nell’immaginario represso dei sudditi creduloni la sua superiore potenza nella quale si annulla tutta la loro impotenza e le frustrazioni quotidiane di milioni di uomini e donne. E nella sua mente malata le ragazze che si immolato per soldi alla sua pretesa libidine soddisfano non tanto il suo appetito sessuale, ormai sporadico, bensì la sua fantasia di immortalità, come quella del leggendario Minosse. Purtroppo anche i suoi riti orgiastici e le vergini di corte interpretano e rappresentano un sentire collettivo e diventano “instrumentum regni”, come è già avvenuto per tanti despoti della storia. “Miti e riti s’usano a governar popoli rozzi” (Giordano Bruno).
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