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Il caso delle quattro persone indagate per aver sottratto la protesi dentaria al cadavere di una donna nell’obitorio dell’ospedale Iazzolino di Vibo, verrebbe oggi smentita. Secondo quanto si è appreso, infatti, quella donna non aveva alcuna dentiera o protesi o ponte. Non c’era nulla, insomma, nella sua bocca che si potesse asportare per un eventuale e immondo commercio. Un particolare che smonterebbe l’intero impianto accusatorio, scagionando i quattro indagati (tra loro anche un dipendente ospedaliero, subito sospeso cautelativamente dall’azienda).
La clamorosa novità è emersa dall’indagine interna aperta sulla vicenda dalla direzione sanitaria dell’ospedale Jazzolino. Dall’esame della tac è emerso che la paziente non aveva alcuna protesi dentaria, nemmeno un piccolo ponte.
C’è poi un secondo elemento, altrettanto importante: anche il perito incaricato dalla procura ha escluso che, dopo la morte, Micuccia Paparatto possa avere subìto l’asportazione di denti, certificando inoltre che dall’esame delle arcate dentarie non si evincevano usure conseguenti alla presenza di una protesi. Nella sua relazione di consulenza tecnica medico-legale necroscopica (di cui siamo venuti in possesso) il professore universitario Giulio Di Mizio, dopo aver rilevato che all’interessata mancavano alcuni denti, scrive testualmente, con linguaggio tecnico ma ugualmente comprensibile: «Per ciò che concerne i molari mancanti, si evidenziano selle edentule completamente ossificate, da cui si presume che l’estrazione di tali denti sia stata effettuata almeno otto mesi prima del decesso».
Dall’esame del perito emerge che «è possibile che in luogo dei denti mancanti vi sia stata una protesi di tipo mobile (scheletrato o resina) ma l’esame delle superfici dentali laterali non consente di rilevare punti di aggancio di elementi protesici mobili». Il che significa che se pure una protesi mobile v’è stata, la stessa è stata applicata per poco tempo, tale cioè «da non consentire al mezzo meccanico di aggancio di produrre usure sullo smalto dentale». C’è infine un terzo e decisivo elemento che avvalora quanto detto prima: come confidato al vostro cronista da alcuni dirigenti aziendali (e come risulta per altro anche all’avvocato Michele Mirabello, legale di dei tre imputati, dipendenti dell’impresa di pompe funebri, finiti sotto inchiesta), gli stessi familiari della Paparatto avrebbero categoricamente escluso che la defunta portasse in bocca una protesi purchessia.
Sarebbe possibile dunque che le telecamere nascoste nell’obitorio abbiano ripreso l’attività degli addetti alle onoranze funebri che sono chiamati a comporre al meglio il corpo. Per saperne di più comunque, bisognerà attendere la fine dell’inchiesta della magistratura.
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