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di PIETRO MANCINI
Da lunedì una bufera politico-giudiziaria, anzi uno tsunami, si è abbattuto su Palazzo Chigi, con danni per l’ immagine del Paese, nelle capitali europee, e commenti al vetriolo anche da parte di numerosi siti ed autorevoli giornaloni esteri, in primis il “Financial Times”. Prende quota l’ipotesi di uno scioglimento anticipato del Parlamento da parte di Napolitano, che sta seguendo, con preoccupazione e turbamento, l’evolversi dell’ “affaire-Ruby”. Allo stato degli atti, non si può non concordare con la amara, ma realistica, considerazione dell’ ex direttore del “Corriere della sera”, Piero Ostellino: «In attesa che la magistratura ne precisi la natura, attraverso una serie di prove fattuali, portate in sede di giudizio, tutto ciò che appare dai media è che anche al bavero della giacca dell'”inquisito” Berlusconi è stato applicato un marchio di infamia morale. E che ciò, quale sia poi l’esito di un eventuale processo, è già sufficiente ad averne infangato la reputazione e l’immagine». Non sarebbe il primo caso di una condanna, decretata in anticipo da media e opinione pubblica rispetto ai tempi del dibattimento processuale. All’allarme di Ostellino sulla violazione della privacy e la dignità non solo degli indagati, ma anche di persone estranee all’inchiesta, di cui tuttavia sono state rese note “urbi et orbi” conversazioni private, aggiungiamo 4 considerazioni. 1) Perché nessun autorevole giornale, in primis il “Corriere della Sera” di de Bortoli – che ha pubblicato, in esclusiva, i verbali dell’inchiesta – ha rivolto al capo della Procura della Repubblica di Milano la seguente domandina: scusi, dottor Bruti Liberati, lei, a novembre del 2010, non aveva dichiarato che non c’era proprio nulla da indagare per chiarire gli “ineccepibili comportamenti” -così li definì- di tutti i protagonisti della vicenda Berlusconi-Minetti-escort Ruby, nella notte del maggio del 2010, alla Questura di Milano ? “Nulla quaestio” sulla famosa telefonata di Silvio anche da parte del capo di gabinetto dell’allora questore, dottor Pietro Ostuni. Cosa le ha fatto cambiare idea? Ci azzeccano qualcosa, nella sua adesione alla linea processuale anti-Berlusconi, le “bacchettate”, che le hanno affibbiato noti opinionisti di sinistra, in primis Marco Travaglio, e toghe, impegnate nelle correnti di estrema sinistra della associazione nazionale Magistrati? 2) La dottoressa Ilda Boccassini, titolare dell'”inchiestona Ruby-Minetti-Cavaliere”, è un esempio di magistrato “terzo, imparziale e sereno” ? Nel 1991, “Ilda la rossa” fu estromessa dal pool milanese, che si occupava di criminalità orga-nizzata, in seguito a forti scontri con i colleghi, tra cui Spataro. L’allora capo della Procura, Francesco Saverio Borrelli, ne tracciò il seguente ritratto: “La collega Ilda Boccassini ha dimostrato una mancanza di controllo nervoso, una carica incontenibile di soggettivismo, una mancanza di volontà di porre in comune risultati, riflessioni, intenzioni”. E, nelle sue esternazioni, Boccassini non esitò a definire la Corte di Cassazione, che tenne bloccato per mesi il suo avanzamento di carriera, “un avamposto militare” contro l’attività delle toghe coraggiose, come lei. Tutto il Parlamento insorse contro la toga milanese perché espresse solidarietà al collega Gherardo Colombo, dopo gli attacchi ricevuti a causa di una discussa intervista, in cui il magistrato aveva ipotizzato che i lavori della Commissione bicamerale, presieduta da D’Alema, fossero “condizionati dal ricatto”. 3) Gianfranco Fini non ha rinunciato a bacchettare, severamente, Berlusconi, parlando di “ennesima storia triste” e invitandolo a presentarsi, subito, dalla Boccassini. Nel 2005, invece, l’allora presidente di “Alleanza nazionale” intervenne a favore di un altro indagato, il suo portavoce, Salvatore Sottile, accusato di concussione sessuale: fu arrestato, con l’accusa di aver ottenuto favori sessuali – in pratica, un “servizietto” analogo a quello, praticato da Monica Lewinsky a Bill Clinton – dalla aspirante valletta calabrese, Elisabetta Gregoraci, poi sposata da Flavio Briatore, in cambio della possibilità di lavorare in tv. In difesa di Sottile, Gianfranco Fini, intervistato a “Porta a Porta” da Bruno Vespa, fu molto duro con l’allora sostituto procuratore della Repubblica di Potenza, John Woodcock: «Devo fare uno sforzo diplomatico. Se dovessi dare sfogo all’ indignazione, che provo in questo momento, farei scintille: conosco da una vita Sottile e non nutro dubbi sulla sua totale estraneità alle vicende addebitategli». «Inoltre Woodcock – aggiunse il ministro degli Esteri del secondo governo del Cavaliere – è noto per una certa fantasia investigativa e ritengo che il magistrato avrebbe dovuto già da tempo prendere provvedimenti. In un altro Paese sarebbe stato già costretto a cambiare mestiere !». Duro e giustizialista con il premier, l’attuale presidente della Camera fu garantista con Sottile, che fu poi condannato a otto mesi di reclusione, per il reato di peculato in relazione all’uso improprio delle auto blu del ministero degli Esteri, per scarrozzare la avvenente Gregoraci da via Sistina fino al suo ufficio alla Farnesina. E, solo qualche anno fa, il Fini garantista, in una nota firmata con Berlusconi e Casini, proclamò: «Noi riteniamo che l’intreccio tra politica e giustizia, l’uso distorto, che parti politiche hanno fatto di alcune vicende giudiziarie, e il carattere politicamente partigiano di troppi procedimenti giudiziari debbano essere oggetto di un limpido confronto a cui la classe dirigente del Paese non si può e non si deve sottrarre». 4) Concordiamo con Claudio Velardi e Fabrizio Rondolino, che furono stretti collaboratori di Massimo D’Alema, quando l’allora leader dei Ds, nel 1998, subentrò a Prodi a Palazzo Chigi: “La valanga di fango, che la Procura di Milano sta riversando sul presidente del Consiglio, non per provare i reati che gli vengono imputati (una telefonata in Questura e un rapporto sessuale a pagamento con una minorenne) ma al solo scopo di distruggerne l’immagine, la credibilità e la carriera, è destinata ad infliggere un colpo mortale alla vita democratica e civile del Paese”.
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