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Francesco Falcone, direttore di Legambiente Calabria, ha sottolineato la situazione legata alla discarica di Pianopoli e più in generale relativa allo stato del ciclo dei rifiuti in Calabria: «Siamo purtroppo alle solite – dice Falcone – con discariche che tra un sequestro e un ampliamento continuano a farla da padrone, con società miste fallite o sull’orlo del fallimento che evidenziano le gravi responsabilità della politica locale, con impiantistica a servizio della raccolta differenziata e del successivo riciclaggio a dir poco inadeguate». «Per uscire dal pantano dell’emergenza rifiuti e di un ciclo fondato sempre e soprattutto sullo smaltimento in discarica, come quella di Pianopoli, – spiega – Legambiente si augura per la Calabria quello che sta avvenendo in Campania e che purtroppo non viene mai raccontato dai media nazionali.
Si deve infatti replicare l’esperienza dei 160 comuni ricicloni campani che hanno superato nel 2009 il 50% di raccolta differenziata, tra cui due grandi città come Avellino, risultato capoluogo riciclone con il 61% di raccolta differenziata per i suoi 56mila abitanti, e Salerno, con il 59% per i suoi 140mila abitanti».
Legambiente da anni denuncia i gravi danni che il commissariamento per l’emergenza rifiuti in Calabria ha causato alla gestione dei rifiuti, per non aver risolto i problemi, per aver deresponsabilizzato gli enti locali e per aver sperperato inutilmente denaro pubblico. «Per fare anche in Calabria quello che la normativa comunitaria e nazionale chiede a partire dagli anni ’90, e cioè rendere residuale l’interramento dei rifiuti, – aggiunge Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente – occorre mettere in pratica il principio delle 4 R creando anche una gerarchia economica delle diverse modalità di gestione dei rifiuti: la discarica deve diventare l’opzione più costosa, seguita dal recupero energetico, finendo con il riciclaggio e la prevenzione che devono risultare le alternative più economiche. Tutto ciò è possibile praticando un sistema di penalità e premialità che aumenti il costo del conferimento in discarica, premi economicamente i Comuni che hanno raggiunto gli obiettivi di legge sulla raccolta differenziata, finanzi quei Comuni che vogliono passare dal sistema di raccolta stradale a quello domiciliare, promuova iniziative per la riduzione della produzione dei rifiuti. Per rendere residuale lo smaltimento in discarica servono infine le alternative impiantistiche: si deve procedere alla costruzione degli impianti a servizio della raccolta differenziata e del successivo riciclaggio o per il pre-trattamento dei rifiuti indifferenziati prima dello smaltimento in discarica».
«L’esempio più eclatante – dice Falcone – sotto questo punto di vista è quello della Regione Sardegna che in soli 6 anni è riuscita a fare quello che alcune Regioni del nord Italia hanno fatto in quasi 15 anni, passando da una percentuale di raccolta differenziata del 3% nel 2002 al 38% nel dicembre 2008, senza poter contare, tra l’altro, sul contributo dei centri abitati più grandi. Questo risultato è stato possibile grazie a due delibere di giunta del 2004 e del 2007, che prevedevano sconti sulle tariffe di conferimento agli impianti solo per i Comuni che avevano attivato la raccolta secco-umido e superato gli obiettivi minimi di legge sulla differenziata, mentre i Comuni inadempienti andavano incontro ad una penalizzazione economica, e i risultati ottenuti sono stati davvero incredibili».
Per Legambiente, spiega, «serve una vera rivoluzione della gestione dei rifiuti in Calabria, fondata su 7 priorità, oltre che sulla fine del commissariamento: aumentare il costo di smaltimento in discarica anche con l’ecotassa regionale, prevedendo uno sconto per i Comuni più virtuosi; Finanziare l’avvio della raccolta differenziata domiciliare presso tutti i Comuni; Promuovere la costruzione degli impianti, a partire da quelli finalizzati al riciclaggio; Monitorare i flussi di materia e la destinazione finale dei rifiuti da raccolta differenziata; aggiornare il Piano di gestione rifiuti sulla base della nuova direttiva europea e approvare il Piano di prevenzion; attivare un osservatorio ambiente e legalità sul ciclo dei rifiuti speciali.
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