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«Da anni con Goletta Verde denunciamo il pessimo stato di salute del nostro mare, minacciato pesantemente dall’incapacità della nostra classe politica di affrontare questo problema con la realizzazione e l’adeguamento di impianti per trattare le acque reflue. Il mare calabrese è un tesoro da preservare ed è anche su questa risorsa naturale che si deve costruire il rilancio economico ed occupazionale della Calabria. È per questo che esprimiamo il nostro plauso al lavoro della magistratura e dei Carabinieri».
A dirlo è Francesco Falcone, direttore di Legambiente Calabria, a proposito del sequestro dei sette depuratori in diversi comuni della provincia di Vibo Valentia da parte dei carabinieri su mandato dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, in un’indagine che ha coinvolto le società che gestivano gli impianti e diverse amministrazioni locali.
Il quadro emerso dall’indagine non è purtroppo nuovo per Legambiente e questo emerge anche dai pessimi esiti emersi dal monitoraggio di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane.
Nell’estate 2010 in base ai risultati delle analisi compiute dal laboratorio mobile dell’associazione ambientalista la Calabria è risultata purtroppo la seconda regione italiana per numero di punti inquinati dalla scarsa o mancata depurazione delle acque reflue: in vetta alla poco onorevole classifica del mare inquinato stilata da Goletta Verde la scorsa estate si sono infatti piazzate la Campania (24 punti critici, 1 ogni 20 km di costa), la Calabria (22 punti critici, 1 ogni 32 km di costa) e la Sicilia (20 punti critici, 1 ogni 74 km di costa).
«Con buon pace dei sostenitori della costruzione del Ponte sullo Stretto – dichiara Nunzio Cirino Groccia, della Segreteria nazionale di Legambiente – la prima grande opera pubblica di cui avrebbe bisogno la Calabria è un sistema di fognatura e depurazione delle acque reflue degno del settimo paese più industrializzato del mondo. Stando ai dati del Rapporto Blue Book di Anea e Utilitas relativo al 2009 la depurazione delle acque reflue in Calabria raggiunge un’efficienza sulla carta del 74,5% lasciando scoperti oltre 500mila abitanti. Ma la realtà è ancor peggiore, molti comuni calabresi non sono muniti dei depuratori, e dove ci sono spesso il sistema di depurazione non è efficiente, o è sottodimensionato, oppure presenta tecnologie obsolete».
«E le carenze strutturali riguardano anche il sistema di collettamento fognario. Per risolvere alla radice i problemi di trattamento delle acque reflue e offrire un efficace servizio di depurazione a tutta la popolazione, occorre un’azione corale sotto il coordinamento dell’amministrazione regionale in stretta collaborazione con tutti gli enti locali, in primis i comuni dell’entroterra». Lo stesso Rapporto sullo Stato dell’Ambiente redatto dall’ARPA Calabria nel 2008, delinea un quadro piuttosto critico del territorio calabrese sia per quanto riguarda l’infrastruttura fognaria sia per la copertura depurativa: senza considerare la criticità in cui versano le strutture esistenti spesso incapaci di reggere a carichi meteorici intensi. Un problema aggravato anche dalla piaga degli scarichi illegali. Come denunciato dal rapporto «Mare Monstrum 2010» di Legambiente, infatti, sulle coste calabresi nel 2009 sono stati accertati 358 illeciti, cifra che ha fatto guadagnare alla Calabria il terzo posto nella classifica nazionale del mare inquinato su base regionale. Per restituire un futuro al mare, alle coste della Calabria, tanto jonica che tirrenica, è imprescindibile un intervento serio e coordinato sul fronte del collettamento fognario e della depurazione. «Da venticinque anni la nostra Goletta Verde evidenzia il problema annoso della grave debolezza del nostri sistemi fognario e depurativo, emersi anche da quest’ultima indagine della magistratura -conclude Franco Saragò, della Segreteria regionale di Legambiente Calabria -. Chiediamo ai Comuni costieri e soprattutto a quelli dell’entroterra – spiega Saragò – di mettere immediatamente in atto politiche concrete ed efficaci per garantire un efficiente funzionamento degli impianti di depurazione e che tutti gli scarichi fognari siano allacciati alla rete depurativa, per evitare che corsi d’acqua e tratti di costa bellissimi si trasformino, invece, in veri e propri ricettacoli di reflui inquinanti. Amministrazioni locali ed organi competenti, in primis l’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Regione Calabria) e la Regione, dovrebbero con la propria azione, fondata su dati raccolti tramite un monitoraggio regolare, frequente e completo degli scarichi fognari illegali, consentire di mettere la parola fine, dopo anni di denunce, a situazioni che permangono lì con enorme danno per l’ambiente, la salute e l’economia dei calabresi».

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