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DALLA politica all’economia. Una partnership concreta e costruttiva tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo è ritenuta dagli analisti ormai imprescindibile per rispondere alla sfida asiatica ed alle problematiche ad essa connesse.

Da tempo il Marocco per l’Italia si propone come interlocutore privilegiato, anche per la numerosa comunità originaria del Paese maghrebino storicamente ben integrata nella Penisola.

C’è anche un giovane lucano, il potentino Mario Polese, nella task force che per conto dell’Isiamed (Istituto Italiano per l’Asia e il Mediterraneo) – riconosciuto come uno dei partners principali dell’Ambasciata marocchina in Italia – ha organizzato a Roma la scorsa settimana la tavola rotonda dal titolo “Il Mondo Arabo si confronta con le riforme. Il Marocco, un modello?”, che si è svolta a Palazzo Wedekind nel salone intitolato alla memoria di Renato Angiolillo, fondatore lucano del quotidiano Il Tempo.

Polese, 28enne laureato in giurisprudenza, è stato chiamato a far parte del gruppo di lavoro per le sue competenze nel settore, maturate in un trascorso formativo al Ministero degli Esteri presso l’Ufficio Affari Internazionali del Centro Alti Studi per la Difesa.

All’incontro, strutturato in tre tavole rotonde che hanno ripercorso gli snodi essenziali dell’iter di sviluppo socio-culturale del Marocco, hanno preso parte molte personalità di spicco del mondo politico, economico ed istituzionale dei due Paesi. Alla presenza di Hassan Abouyoub, Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia – nel dibattito coordinato dal caporedattore Esteri di Repubblica Vincenzo Nigro – sono intervenuti, tra gli altri, il sottosegretario agli Affari Esteri Stefania Craxi e Fathallah Oulaalou, sindaco di Rabat e già ministro delle Finanze marocchino.

“Da queste interazioni – ha commentato Polese – escono rafforzati i già saldi rapporti tra Italia e Marocco. A mio avviso, si fa poi strada un’ipotesi suggestiva, quella di un Mezzogiorno e quindi anche di una Basilicata, ponte tra Europa e bacino del Mediterraneo, nella consapevolezza che la cooperazione tra i popoli dell’area possa giovare all’economia italiana, in un momento di forte decrescita economica, ma anche allo sviluppo culturale e sociale del Sud Italia. L’esempio marocchino infatti, può essere un modello vincente non solo per gli altri paesi africani, ma per la stessa Europa, che solo nella valorizzazione delle proprie peculiarità e nel contestuale e costante confronto con i paesi vicini, può trovare una strada alternativa ai vecchi modelli socio-economici oggi in discussione”.

“Il distretto agroalimentare del metapontino – conclude Polese – o la filiera vinicola del Vulture, fiori all’occhiello della politica agricola lucana, potrebbero costituire ottimi modelli da esportare ed integrare con esperienze analoghe presenti nel bacino del Mediterraneo. A tal fine, come accaduto con l’ambasciatore inglese in Italia Edward Chaplin, giunto in Basilicata nei giorni scorsi, all’Isiamed stiamo ipotizzando di presentare queste nostre realtà all’ambasciatore Abouyoub in una visita nella nostra meravigliosa terra“.

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