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Operazione della Dia a Monasterace, comune della costa ionica reggina, per l’arresto di un tecnico comunale, di un elemento di spicco della cosca Ruga della ‘ndrangheta e di un imprenditore. I tre sono accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, falso ideologico e abuso d’ufficio aggravato dalle modalità mafiose. Si tratta del dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Monasterace, Vito Micelotta, di 56 anni, l’imprenditore Aladino Grupillo, di 60, e Benito Ruga, ritenuto il boss dell’omonima cosca che opera nell’alto Ionio reggino, sono le tre persone arrestate stamani.
I tre erano stati coimputati, sempre dalla Dda di Reggio, in un processo per mafia alla fine degli anni ’90. Erano stati poi arrestati, nel gennaio del 1999, nell’ambito di un’inchiesta su presunte infiltrazioni della cosca Ruga all’interno dell’ apparato comunale. Micelotta e Grupillo erano stati poi assolti, mentre Ruga era stato condannato per associazione mafiosa. La sentenza è stata confermata in Cassazione. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, denominata ‘Village’, condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria e coordinata dalla Dda reggina, il funzionario del Comune di Monasterace avrebbe favorito l’aggiudicazione di alcuni lavori disposti dall’Ente ad una società riconducibile al boss. Inoltre, il tecnico avrebbe aiutato l’imprenditore a percepire indebitamente finanziamenti per lavori non eseguiti. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip distrettuale di Reggio Calabria, Silvana Grasso, su richiesta del procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone.
Tra i lavori che Benito Ruga, di 59 anni, ritenuto il reggente dell’omonima cosca dell’alto Ionio reggino, sarebbe riuscito ad ottenere grazie all’aiuto del dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Monasterace che stamani è stato arrestato insieme allo stesso Ruga e ad un imprenditore, c’è anche il subappalto di alcuni lavori per la costruzione del distaccamento della caserma dei vigili del fuoco. In particolare, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Dia di Reggio Calabria, il funzionario del Comune, dopo avere ricevuto dalla ditta che aveva vinto l’appalto per i lavori (di un valore di 500 mila euro) la comunicazione del subappalto alla ditta intestata al figlio di Ruga, avrebbe omesso di esprimere il necessario parere (che secondo l’accusa avrebbe dovuto essere negativo) lasciando trascorrere il tempo previsto dalla legge sul silenzio-assenso. In tal modo il subappalto è stato assegnato alla ditta del figlio di Ruga.
Inoltre, secondo l’accusa, il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Monasterace, faceva in modo di affidare alla stessa imprese i lavori effettuati dall’Ente con la procedura della somma urgenza. Si tratta di lavori di piccolo importo quali la pulizia delle fiumare o la pulizia delle strade in seguito ad allagamenti dovuti alla pioggia. Il funzionario comunale, inoltre, avrebbe falsificato alcuni atti per consentire al terzo arrestato, l’imprenditore, di ottenere finanziamenti non dovuti per lavori non eseguiti nell’ambito di appalti formalmente acquisiti in maniera regolare.
Il ruolo dei tre arrestati dell’operazione «Village», scattata nelle prime ore di oggi nella Locride, sono stati resi noti nel corso della conferenza stampa del procuratore Giuseppe Pignatone, alla quale hanno preso parte il procuratore aggiunto Nicola Gratteri e il capo del centro Dia di Reggio Calabria, colonnello Francesco Falbo. Vito Micelotta, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Monasterace «avvalendosi del potere personale derivante della sua funzione pubblica, contribuiva consapevolmente al raggiungimento degli scopi criminali» della cosca Ruga. Lo stesso tecnico comunale – secondo gli inquirenti – avrebbe «favorito le imprese riconducibili a Benito Vincenzo Antonio Ruga, elemento di spicco dell’omonima consorteria, in passato, già condannato in via definitiva per reati di tipo associativo gravato dall’interdizione perpetua dai pubblici uffici». La condanna di cui fa riferimento la DDA e la Dia risale al 1993 nel contesto dell’operazione di polizia giudiziaria denominata «Stillaro». Nell’indagine era rimasto coinvolto anche Micelotta che poi venne assolto da qualsiasi addebito mosso nei suoi confronti dalla procura antimafia di Reggio Calabria. Lo stesso Micelotta, avrebbe consentito a Ruga la «conclusione di contratti con il Comune di Monasterace, in violazione dei divieti previsti dall’art. 10 della legge 575 del 1995». L’imprenditore Grupillo, in concorso con Micelotta, viene ritenuto responsabile di falso ideologico del pubblico ufficiale in atto pubblico, relativamente a due episodi di lavori affidati mediante finanziamento pubblico». Le indagini, avviate nel 2008, hanno riguardato « le modalità di affidamento dei lavori eseguiti dal comune di Monasterace, attraverso lo strumento della ‘somma urgenzà, nonchè i criteri di formazione dei documenti necessari per ottenere i finanziamento pubblici di opere comunali, anche attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Le imprese riconducibili alla cosca Ruga, in violazione delle disposizioni di legge, si erano inserite, tra gli altri, nei lavori di movimento terra dell’allora costruenda caserma dei Vigili del fuoco di Monasterace». Un comune, questo, che in passato aveva subito forme di condizionamento della criminalità organizzata, al punto da essere sciolto per mafia.

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