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So bene che non è l’ora delle polemiche. So bene, però, che questi non sono i giorni dell’ipocrisia. Ma che, continuando nella nostra battaglia di libertà, per dare voce a chi gli è negata, è giunto il momento di fare un minimo di chiarezza sul “modello sanità” in Irpinia. Sul suo fallimento che parte da lontano. Lo scempio, lo spreco, le clientele, gli scippi oggi vengono al pettine. Scrivo per denunciare ancora una volta (le collezioni del giornale sono a testimonianza di verità) le responsabilità della politica irpina, anche in queste ore di grande sofferenza. E’ stata la malapolitica che ieri, e oggi continua imperterrita, a colonizzare la sanità in Irpinia. A farne strumento di voto di scambio, di mortificazione della professionalità con un uso clientelare che ha volutamente eluso meriti e competenze. La sanità in questa terra è stata il grande business clientelare che si è consumato sulla pelle delle persone. Ciò perseguito con un patto scellerato tra la Regione, nel suo succedersi con gli assessori alla sanità, e il potere politico locale irpino che, senza pudore, ha tradito il valore del bene comune. L’ultimo atto di vassallaggio lo denuncia oggi qui a fianco Franco Vittoria a proposito di uno scippo vergognoso. L’ospedale di Bisaccia ridotto a un’infermeria, quello di Monteforte irpino che grida vendetta per la sua mediocre utilizzazione, il Frangipane di Ariano gestito dall’Asl con i risultati oggi noti, quello di Solofra ridotto ad un lazzaretto con la fuga di tanti e il sacrificio di chi rimane in trincea, l’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi mantenuto in piedi per grazia di don Gnocchi pongono una domanda. Una sola: chi ha voluto tutto questo. Io lo so. Ne ho scritto per decenni, umiliato dall’indifferenza di un potere senza scrupoli. Anche di chi ha girato la testa dall’altra parte. Continuerò a farlo. Fin quando i malfattori non saranno cacciati dal tempio.
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