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Il candidato a sindaco Gianfranco Saccomanno ha annunciato il suo ritiro dalle comunali nel corso di una conferenza stampa alla quale erano presenti numerosi candidati delle liste civiche che lo hanno appoggiato. Saccomanno, che è stato sindaco di Rosarno fino al 2005, era giunto, nelle consultazioni svoltesi domenica e lunedì scorso, al secondo posto, preceduto dalla candidata del Pd, Elisabetta Tripodi. A Rosarno si era tornato a votare dopo 2 anni, a causa dello scioglimento del Consiglio per infiltrazioni mafiose.
«Non c’è la serenità per proseguire questa campagna elettorale – ha detto Saccomanno – ed io non voglio cadere in questo gioco al massacro messo a punto da chi non gradisce la nostra presenza».
Alla base della scelta alcuni articoli pubblicati su un sito nei quali viene ipotizzato che alcuni candidati delle liste di Saccomanno avrebbero rapporti con esponenti della criminalità organizzata locale: «Ho dato mandato ai miei legali di intervenire – ha aggiunto il candidato – ma il fango è proseguito. Ho presentato nuove querele indicando che anche nel centro sinistra ci sono persone discutibili. Avevo chiesto al Pd di dissociarsi da quelle accuse, ma ciò non è avvenuto. Quello che sta accadendo è un gioco al massacro che colpisce a città. Non c’è la serenità necessaria a portare avanti la campagna elettorale, c’è solo spazzatura. Chiedo alla magistratura , alla prefettura e alle forze dell’ordine di fare giustizia sul fango che ci è stato buttato addosso. Noi siamo contro la `ndrangheta, lo abbiamo detto nei comizi e lo abbiamo scritto nel nostro programma».
Intanto, dopo la decisione di Gianfranco Saccomanno di rinunciare al ballottaggio resta alta la polemica tra lo stesso ex candidato e la candidata del Pd Elisabetta Tripodi. In un’intervista al Tg3 della Calabria Saccomanno ha detto, tra l’altro, che «nell’entourage del Pd di Rosarno c’è un nipote del capo dei capi della ‘ndrangheta». Immediata la replica della Tripodi: «Non c’è nessun nipote del capo dei capi nel mio entourage e nè tra gli iscritti del Pd di Rosarno. C’è solo un lontano parente, tra l’altro integerrimo professionista che mai ha avuto a che fare con la giustizia. Se questa è una colpa… Questo fango non giova alla città, ma è solo strumentale all’incapacità di confrontarsi sui programmi e sui progetti per una nuova Rosarno e rimettersi alla volontà degli elettori».
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