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Sono stati confiscati ad Antonio De Vito, 37 anni (nel riquadro), condannato insieme a Pasquale Giampà, per estorsione ai danni di un imprenditore lametino, beni per un valore di due milioni di euro, già sequestrati nel maggio scorso. Il provvedimento è stato eseguito dagli uomini del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, guidato dal maggiore Maurizio Pellegrino, in esecuzione ad un provvedimento emesso dal Tribunale di Catanzaro – Ufficio misure di prevenzione.
Si tratta quattro società di capitale, la Ade Costruzioni srl, la Sfinge Italia srl, la D.P. srl e la Co.De.Gi. srl., un fabbricato ubicato in località Quadrati dove il De Vito ed Pasquale Giampà avevano stabilito la sede delle loro attività di impresa ufficiali ed anche di quelle illecite. Infatti fu in quella sede che l’imprenditore Mamgiardi fu convocato dal De Vito e dal Giampà per concordare i termini del «pizzo» che gli era stato richiesto. Inoltre sono stati confiscati sei appezzamenti di terreno: due ubicati nel comune di Lamezia Terme e tre in quello di San Mango d’Aquino, un escavatore ed un autocarro. La confisca di beni è scaturita da un’attività di intelligence effettuata dal Nucleo Mobile del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, comandato dal Brigadiere Vito Margiotta. Dalle indagini, secondo il Tribunale di Catanzaro, sarebbero emersi sufficienti indizi dai quali sarebbe stato possibile desumere che i beni di cui disponeva il De Vito in realtà erano riconducibili alla cosca dei Giampà. Sempre dalle stesse indagini il Tribunale ha potuto riqualificare la pericolosità sociale del De Vito aggravando anche i termini della sorveglianza speciale che gli era stata precedentemente inflitta: da due anni il periodo è stato portato a tre. Dalle attività investigative effettuate dalla Guardia di Finanza, infatti, il Tribunale avrebbe rilevato anche la intraneità del De Vito alla consorteria ‘ndranghetistica denominata «cosca Giampà « operante in Lamezia Terme. I documenti proposti dalla difesa del De Vito, con i quali l’indiziato ha tentato di giustificare la disponibilità del suo patrimonio, non sono valsi a demolire le indagini compiute dalle fiamme gialle, definite dall’autorità giudiziaria puntuali e precise.
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