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Un’operazione della polizia è scattata questa mattina nel catanzarese per l’arresto di oltre 70 persone accusate di associazione a delinquere finalizzata a traffico di droga ed armi, tentato omicidio e furti.
Il traffico di droga, in particolare eroina e cocaina, era gestito da appartenenti alla comunità rom che aveva contatti anche con cosche della ‘ndrangheta sulla cui natura sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi.
Nel corso dell’operazione, scattata all’alba, sono state arrestate anche numerose donne che, secondo quanto si è appreso, avrebbero svolto un ruolo di rilievo all’interno dell’organizzazione. Gli arrestati sono accusat di avere creato veri e propri centri di spaccio a cielo aperto nei quartieri in cui vivono per la cessione di eroina e cocaina. L’operazione giunge a conclusione di un’inchiesta condotta dalla squadra mobile di Catanzaro con il coordinamento della Dda ed è stata denominata in codice «Rinascita». Gli arresti sono stati eseguiti prevalentemente nella zona a sud del capoluogo di regione, nei quartieri Aranceto, Corvo, viale Isonzo, vale a dire l’area che ospita gli accampamenti degli zingari, divenuta il quartier generale della criminalità rom, dove avveniva lo smercio di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.

DUE CLAN IN GUERRA PER LA GESTIONE DEL TRAFFICO DI DROGA
Due clan contrapposti erano pronti a scatenare una guerra per il controllo del mercato della droga. Questo quanto emerge dalle indagini della Dda di Catanzaro e dalla squadra mobile del capoluogo calabrese, che stamane hanno dato esecuzione a 73 ordinanze di custodia cautelare in carcere nel capoluogo calabrese ed in altre città.
Associazione armata finalizzata al traffico di droga è l’accusa principale mossa ai componenti di due gruppi nomadi contendenti: quello facente capo a Domenico Berlingieri, 50 anni, già detenuto, e quello guidato da Silvano Berlingieri, 39 anni, detto «Pacciani»; il primo dedito prevalentemente allo smercio di eroina, l’altro allo smercio di cocaina, senza trascurare la vendita di droghe «leggere», come hashish e marijuana.
L’area compresa fra via Lucrezia della Valle e Catanzaro Lido, passando per i quartieri Corvo-Aranceto e viale Isonzo rappresentava la zona d’influenza e di spaccio dei due clan, entrati in conflitto in seguito ad alcuni sconfinamenti rispetto ai luoghi assegnati per la vendita della droga. Una conferma ulteriore del salto di qualità criminale dei nomadi catanzaresi, ormai interlocutori riconosciuti dei clan della ‘ndrangheta, come dimostrano gli arresti di Francesco Pizzata e Domenico Strangio, rispettivamente di 45 e 21 anni, il primo di Melito Porto Salvo, il secondo di Siderno, ritenuti esponenti di famiglie mafiose del reggino molto influenti. I due erano i fornitori della droga che i clan degli zingari vendevano, nei rispettivi quartieri, ad acquirenti locali, ma anche provenienti da altre province. Ma è il sequestro di armi micidiali, tra cui fucili, pistole e mitra Kalashnikov a dimostrare le potenzialità offensive dei due gruppi. La situazione di tensione fra le due bande era tale che, secondo la Polizia, si è sfiorata la guerra fra clan. Tre i tentati omicidi contestati: due accoltellamenti ed un agguato a colpi d’arma da fuoco. Il primo avvenuto il 16 dicembre 2007 quando una coltellata ferì al volto Roberto Berlingieri; il secondo il 12 maggio 2008 quando con modalità analoghe fu ferito Armando Berlingieri.
Il caso più grave risale al 3 luglio 2008, quando fu gravemente ferito, a colpi d’arma da fuoco, Nuccio Berlingieri. E lista sarebbe stata più corposa se intercettazioni, appostamenti e sequestri di droga non avessero consentito alla Dda di emettere le ordinanze eseguite stamani, che hanno verosimilmente bloccato nuovi atti di ostilità fra le due gang.
Non solo droga però ma anche armi e furti, in particolare d’auto ed i guadagni scaturivano dai cosiddetti «Cavalli di ritorno». Fra gli arrestati 11 donne: sarebbero loro, secondo l’accusa, a comprare dai fornitori di Napoli-Scampia, del crotonese, della Locride e del basso Ionio catanzarese, la droga venduta ai tossicodipendenti del capoluogo e delle zone limitrofe. Fra le contestazioni che la Dda muove, a vario titolo, ad alcuni degli indagati, anche episodi di usura ed estorsione ai danni di operatori economici della città.
«Si è trattato – ha detto il questore Vincenzo Roca, illustrando i dettagli dell’operazione con il procuratore capo Vincenzo Lombardo ed i dirigenti della squadra mobile – di un’operazione strategica. Interi quartieri di Catanzaro erano stati sottratti al controllo dello Stato, come dimostra il fatto che, appena un’auto della Polizia veniva avvistata nella zona, scattava l’allarme da parte delle vedette dei rom. È noto – ha aggiunto il questore di Catanzaro – che molti cittadini onesti sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni proprio a causa della presenza dei clan degli zingari. Con gli arresti di oggi abbiamo garantito un pò di tranquillità ai cittadini onesti ed ai commercianti. Ma si tratta solo di un primo passo e non della conclusione delle nostre indagini». Di un’operazione «costata molta fatica e molto tempo» ha parlato il procuratore Lombardo. «L’inchiesta è scattaata nel 2007 – ha spiegato – dopo alcune estorsioni ad opera di cittadini italiani di etnia rom. Abbiamo acquisito testimonianze, abbiamo eseguito sequestri di droga e, soprattutto, abbiamo potuto contare sulle intercettazioni che ci hanno consentito di ricostruire fatti e circostanze. Senza le intercettazioni – ha sottolineato – che sono indispensabili, non si va da nessuna parte». L’esecuzione degli arresti, scattati all’alba, ha impegnato circa 400 uomini, supportati da un elicottero del reparto volo di reggio calabria. Mobilitati ufficiali ed agenti delle squadre mobili di Reggio, Vibo valentia, Cosenza, Crotone,Taranto, Potenza, Matera, Messina, benevento, Avellino, Milano e Bergamo, oltre che della squadra mobile di Catanzaro, diretta dal capo Rodolfo Ruperti e dal suo vice Angelo Paduano, e dei commissariati di Catanzaro Lido e Lamezia Terme.

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